Articoli, Possibilità

8 Liberarsi dal passato violento:

l’impossibile trasformazione del passato illustrata  da Leonardo, Carnelutti, Mandela e nella fine di certi conflitti

Sommario: retroscena storico di capolavori dell’arte. Il problema della violenza. La soluzione impossibile. Una presenza da riscoprire nei conflitti tra le nazioni, nel pensiero, nella pratica di ogni giorno

All in compassion ends (Derek Walcott*)

(Aggiornam.  7 aprile 2024) La scena nell’Adorazione dei magi di Leonardo da Vinci presenta uno scenario insolito. Dietro il bambino, Maria e un grande albero  c’è il  duello tra i guerrieri tra i cavalieri.

 
 
Anche nella Adorazione di Leonardo da Vinci qualcuno ne fa le spese ed è a terra quasi sotto i cavalli.
 
Quella violenza retrostante nel tempo coinvolgerà anche gli spettatori che ora si volgono adoranti e stravolti verso il bambino. Quella violenza culminerà anche su Gesù divenuto adulto, sulla croce, capro espiatorio di una folla in tumulto. Il fenomeno coinvolge tutti.  
Perché c’è agitazione e  violenza in un dipinto generalmente rappresentato in modo pacifico?

Si respira forse   il  dramma della lotta e della rivalità tra le persone che in quel tempo coinvolgeva Firenze con la congiura dei Pazzi (1478): la famiglia di banchieri de’ Pazzi cerca di fare un colpo di Stato a Firenze. La rivolta arriva a uccidere Giuliano de’ Medici, poi  viene repressa nel sangue da Lorenzo il Magnifico, rimasto ferito durante la congiura. Alcuni critici, consapevoli del clima che circondava Leonardo, hanno constatato che Leonardo nella sua Adorazione iniziata nel 1481, così originale nel suo dinamismo, rifletteva il dramma che aveva vissuto a Firenze.  Leonardo fa memoria indiretta e riconosce la spirale pericolosa nella quale sono prese le persone quando inizia la violenza. Non a caso,   nel diritto contemporaneo, si prevede l’attenuante  dell’essere sotto la suggestione di una folla in tumulto (Art. 62 n.3 del codice penale)
Anche oggi, sotto l’influenza di una pandemia che ha concentrato l’attenzione solo su un certo modo di morire, anche senza arrivare alla violenza fisica è molto facile per ciascuno partecipare almeno ad una violenza morale. Si affaccia  il problema di come uscire da questo gesto sbagliato che  si è fatto. Il problema lo pone in maniera splendida la grande politologa Hannah Arendt. La grande pensatrice nel suo Vita activa riconosce la grandezza del solo perdono che può trasformare il passato e liberarlo da questa spada. La Arendt riconosce che si tratta di una novità che viene solo da Gesù**.

Anche il grande avvocato Francesco Carnelutti esamina la differenza tra Giuda e Pietro: «Pietro non dice che non si puó tornare indietro… Il perdono compie il miracolo di far retrocedere il tempo…» (p. 82 e 83 in Figure del vangelo)
Nel dipinto di Leonardo Gesù bambino con gesto sovrano benedice e perdona il dono dell’incenso (portato dal re mago Gaspare), simbolo anche rituale, liturgico del modo con cui  la storia umana ha proposto di risolvere la sua violenza: il sacrificio.
Gesù per Leonardo sin dalla previsione della violenza illustrata dal dono dell’incenso riempie d’amore il sacrificio futuro, lo benedice e lo perdona come farà anche morente sulla croce non da solo ma  nella resistente relazione con un Dio che chiama Padre. Secondo Papa Benedetto XVI questa è la rivoluzione del Dio fatto uomo: riempire gli effetti aridi  della violenza presi su di sé con un atto d’amore.
 
Il gesto di Gesù bambino sconvolge tutti i presenti, tra essi si trovano Virgilio e Dante, poeti  identificati, con un esame dell’opera, agli infrarossi da alcuni critici.
Gesù aveva affermato nella sua predicazione riprendendo i profeti:” misericordia voglio e non sacrificio”(Mt. 9,13). Sembra una contraddizione  perché  Gesù effettivamente entra nel meccanismo del sacrificio, ma lo accetta su di sé, immette nella violenza subita l’amore e la trasforma nel sacrificio di salvezza. In questo modo entra in comunione con ogni vittima, con una misericordia umanamente impensabile.  Etimologicamente misericordia vuol dire “miseris  cor dare”. Dà il suo cuore ai miseri, alle vittime, ne prende il posto. Quello che non accetta è il sacrificio degli altri al posto proprio.  Non accetta di fare il male ma preferisce subirlo che compierlo. Come ha affermato Dante con Beatrice  al centro dell’Inferno. Coincide questa accettazione del sacrificio   con il gesto dell’Ultima Cena illustrato da Leonardo nel Cenacolo
 
Ma il perdono di regola è il frutto di una pianta lungamente e coraggiosamente coltivata da una vittima che si sente prima amata e perdonata nella sua relazione con gli altri, in particolare, per chi è credente, con Dio Padre. Il riferimento a Dio e al Padre  può valere anche per chi non è credente che ha comunque una serie di valori irrinunciabili e che sono costitutivi della persona ben ripresi dalla nostra Costituzione
Anche leader dell’economia  come Elon Musk riconoscono l’importanza di un buon cuore e di trasformare il negativo: “la vita è troppo breve per i rancori a lungo termine” (Elon Musk).
 
 
 
 
 
Per arrivare a questo traguardo liberatorio può aiutare il terzo capitolo di Francesco Carnelutti nel suo testamento spirituale: Vita di avvocato. Possiamo partire dai semi che ci indica. Sono le parole, ma  parole non comuni, non meccaniche, non accolte generalmente dagli uomini: neppure dagli avvocati. Rianimati da queste parole che hanno attraversato la vita di  Carnelutti possiamo “cominciare ad essere il cambiamento che vorremmo trovare nel mondo”(Gandhi).
Da questa lettura può riprendere vita la nostra vita quotidiana, anche professionale: “un lungo cammino verso la libertà” (N. Mandela, il leader della liberazione del Sudafrica così intitola la sua vicenda che culmina nel perdono cristiano ai carcerieri, un particolare rivelato solo in privato a Bill Clinton che aveva chiesto a Mandela i motivi del suo nuovo atteggiamento)
 
Qui un caso importante di perdono, manifestato addirittura dentro le aule giudiziarie: Jean Brandt, il fratello della vittima, ha perdonato e abbracciato l’omicida colposo, Amber Guyger.
Qui la straordinarietà del gesto ha coinvolto anche il Giudice!!!:
Nel perdono trovano il loro vertice altre grandi opere d’arte come la Madonna Sistina di Raffaello e grandi opere cinematografiche come Mission con la musica di Morricone
Il perdono ha posto fine a conflitti interminabili:  è successo in Sud Africa,  Ruanda e, alla luce del Good Friday Agreement,  in Irlanda.
La presenza del Dio  che salva nella misericordia è presente o invocata sottotraccia anche nella filosofia, anche con autori che non vengono ricordati  per un pensiero cristiano.
Tra gli altri ci sono Socrate che si limita a non offendere i suoi persecutori (anche se non li perdona), Martin Heidegger che nel sacrificio vede l’origine dell’uomo e uno strumento inevitabile per l’Essere, Immanuel Kant con le finalità dell’uomo e  che vede nel martire Tommaso Moro un alter Christus. La misericordia c’è e attende di essere rivelata e/o attuata 
 
Applicazioni: anche nella vita professionale, anziché essere strumenti di vendetta  si può cercare di favorire gesti riparativi e transazioni costruttive come ha fatto Gandhi.
Si dirà che il caso appena visto è  rarissimo ed estremo ma bisogna riconoscere che ci sono tra i due estremi, i due  vertici di fratellanza e  vendetta, numerosi atti intermedi  verso cui tendere, atti peraltro a cui mi è capitato di assistere.
A livello mondiale si sta facendo strada la restorative justice, la giustizia che anzitutto cerca di riparare i danni ricostruendo le relazioni tra le persone.
 
 
 
temi: Leonardo, Adorazione dei magi, perdono, Arendt, Carnelutti, Gandhi, Mandela, Jean Brandt
giorni: festa della Divina Misericordia (variabile) per i credenti, momenti di riconciliazione per tutti
Stato: work in progress
 

 

*da Rovine di una grande casa nella raccolta Mappa del nuovo mondo Adelphi MIlano 2001 p.37

**Il cristianesimo non ha inventato il peccato, quello che ha inventato è il perdono (Nicolas Gomez Davila)

 

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