Dante, Capograssi e il filosofo De Chardin
“… cerco solo un motivo
Per sentirmi vivo e non è semplice
So quanto pesano in te quelle paure lontane
Meriti anche tu un posto da visitare”
(agg. 31 gennaio 2022) Ci sono queste frasi fluide dentro l’enorme successo di Ultimo, il giovanissimo cantautore italiano. Queste parole fluide collocate dentro una musica originale e accattivante ispirano gli ascoltatori. E spiegano l’atmosfera quasi mistica del suo concerto. Può essere l’occasione per cercare di capire cosa muove e anima le nuove generazioni e collegarsi a quella energia che può non andare dispersa.
Quando ci sono canzoni con una presa immediata e resistente, qui specie nella versione avvolgente dal vivo, la musica diventa portavoce di un messaggio che ti aspetta “in una stanza che è sospesa in alto, tra la luce delle stelle e sto dannato inferno”(citazione da Pianeti, uno dei primi grandi successi di Ultimo). Avevo già sperimentato questo abbinamento tra parole di un certo significato (di cui erano quasi inconsapevoli gli autori) e una musica dirompente con grandi della canzone rock come i Queen. Qui emerge l’esigenza, il bisogno di sentirsi vivi.
Ricorda una straordinaria frase di Howard Thurman: “Non chiedere a Dio quel che lui vuole da te. Domandati piuttosto che cosa ti fa sentire vivo“.
La frase ispirò anche uno dei più interessante discepoli del grande antropologo René Girard. Si trattava di un altro amico californiano, Gil Bailie che andó dal mistico Howard Thurman a chiedere consiglio. Si tratta di una ispirazione contro ogni meccanicismo. Sentirsi vivi, ovviamente l’ispirazione va calibrata con il criterio che si trova ben espresso in Dante: “temer si dee solo quelle cose che fanno l’altrui male”. Bisogna aver timore solo di quello che fa male agli altri. A contrario dal grande verso del più grande poeta di tutti i tempi (messo da Dante sulla bocca di Beatrice, eh Beatrice cioè la donna che rende beati) si ricava, dentro la passione, la propria missione. Il significato nelle cose si realizza quando si realizza qualcosa di buono per gli altri, ed è più evidente se questo non è ancora stato fatto o altri non ne sono ancora capaci o appassionati. Come scriveva il grande giurista Capograssi “la vita non c’è, bisogna farsela. Ma deve essere creata come bontà. Questa la parola cristiana”.
E se bontà cristiana è una parola grossa (e ha le sue profonde giustificazioni, anche comprensibili, anche tenendo conto di Nietzsche) e sembra una espressione confessionale non lo è il sacrosanto divieto latino: il principio latino che è alla base del grande giurista Ulpiano: Neminem ledere. Per dargli pienezza performativa e propositiva, possiamo rovesciarlo: anziché non danneggiare nessuno (con una tua azione negativa) il principio diventa creativamente “amare qualcuno”, con il tuo talento.
Ricordo le parole che il grande poeta D’Annunzio fissava sul Vittoriale: “io ho quel che ho donato”.
Con le dovute proporzioni, come Dante si collocava dentro la precisa struttura linguistica dell’endecasillabo e la tradizione del suo tempo, così Ultimo si colloca dentro il difficilissimo equilibrio, la sfuggente e impossibile nuova armonia che crea per 3 minuti e, in particolare per almeno 1 minuto. Dentro la passione, ma rispettando principi fondamentali. I principi arricchiti del nostro contributo sono il fondamento che si trasmette e si può realizzare nell’oggetto del nostro lavoro. Lí si può trovare la propria missione. E il musicista consente di “rinnovare l’oggetto” dell’attenzione degli altri (G. Fornari in Mediazione, magia e desiderio). Allora qualcuno si sente ascoltato e si riattiva una vitale speranza, qui declinata da un grande educatore, capace di attrarre i giovani, Don Bosco:
E quindi più che contrappunto tra la volontà di Dio e sentirsi vivo c’è un sentirsi vivi dentro il divino (entusiasmo significa proprio Dio dentro), con il divino che, a qualunque appartenenza confessionale uno si senta di aderire, comunque tenda a realizzare, nella relazione, il bene proprio e quello comune, lì si forma quello che ancora manca, il nostro contributo (cfr S.Covey L’ottava regola. Qui una comoda sintesi https://www.youtube.com/watch?v=QY-k6rRF8Eo).
Applicazioni per il giurista: come “sentirsi vivo” da giurista?: vedere di assistere una attività innovativa, di utilità sociale, e realizzare la difesa con passione… ma può essere anche un caso ordinario, difeso con amore, consapevoli che solo l’amore, capace di “accorgersi di perfezioni invisibili agli altri”(N. Gomez Dàvila), rende nuove tutte le cose. Come si crea “un posto da visitare”? Da un lato è bene avere un posto per distaccarsi nonostante le afflizioni: può essere un viaggio, un luogo materiale o mentale, un luogo per guardare nell’insieme e per unire i puntini luminosi(S. Jobs) dentro la propria vita. E ammirare… Dall’altro lato occorre un punto di appoggio o una traiettoria di luce a cui partecipare, attaccarsi: nel modo più semplice può aiutare avere un foglio protocollo dove appoggiare l’essenziale che è guida cartacea della vertenza, oppure un file che si può tenere nel computer o anche sulla nuvola.
In sintesi si potrebbe ricordare una famosa espressione di un visionario filosofo e scienziato : “Staccarsi per poi attaccarsi” (Teilhard De Chardin).
NB: il post cerca una via di comprensione con un insolito collegamento tra un oggetto di passione giovanile e quello che costituisce la nostra cultura e le fondamenta della nostra vita
L’immagine in evidenza è tratta da https://www.imgrum.pw/media/1873872273141239652
giorno: 5 novembre S.Guido Maria Conforti, uno dei fondatori dei missionari saveriani ; 31 gennaio S. Giovanni Bosco