Articoli, Possibilità

125. Nella confusione applicando la Verità (n.2):

i criteri da Benjamin ai giuristi Capograssi, Scardovelli, Rosmini e Gandhi. Il Tribunale di Pisa

“Noi non conosciamo la verità se non nel momento in cui afferrandola, ci afferra sua volta e ci convince” (Teresa d’Avila)

(agg. 2 febbraio 2024)

Sommario: una ipotesi di definizione(rinvio). Criteri: Benjamin e Fornari. I  due contenuti di Capograssi, la distinzione di Scardovelli. La qualificazione di Rosmini. La mediazione di Gandhi. L’argine della Costituzione

Nella confusione contemporanea in un precedente articolo si è cercato e trovato una resistente presenza della verità: un criterio con il quale smontare molte falsità e avere un appagamento particolare: “la verità è il piacere dell’intelligenza”(Gomez Dàvila). La verità si presenta a noi anche nel mondo contemporaneo e si può cercare di vedere come applicarla, anche davanti ai nemici.

Secondo l’interpretazione dell’antropologo Renè Girard   nella verità storica si rivela la falsità di molti miti, molti racconti in parte fantastici. Essi coprono la violenza scaricata dai carnefici su una vittima innocente. Ma secondo il  filosofo Giuseppe Fornari  non si ha  una clava con cui abbattere tutta la cultura  ma, utilizzando un’espressione di Walter Benjamin, un modo di dar  giustizia, nuova vita alla cultura,  anche a quella parte di verità che i miti contengono (presenti peraltro anche nella tradizione giudaico cristiana). Applicando in modo ampio la definizione di Ulpiano sulla giustizia bisogna dare alla cultura il “suo”. Un esempio sono le favole. Le favole non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini lo sanno già che non esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi (Gilbert Keith Chesterton), il male può essere sconfitto. Lo stesso filosofo Fornari ha cercato di farlo in alcuni  suoi libri: in  Origine dell’Occidente (2021)e Catastrofi della politica (2014), due libri profondi e complessi in cui esamina anche la situazione contemporanea

Fornari scriveva anche 2 pagine sull’11 settembre 2001 con una tesi sorprendente che cerca di cogliere la verità di quell’incubo: tra la tesi ufficiale che vede solo la responsabilità dei terroristi e quella che vede responsabilità americane c’è una interessante via di mezzo… Le conseguenze di quei giorni si sono fatte presenti ad agosto 2021 nel governo talebano dell’Afghanistan.

Fornari più in generale ha cercato  di rivitalizzare  nella ricerca intellettuale le varie possibilità a partire da una visione del reale consapevole di una  verità che rivela le falsità del mito ma anche l’aspetto vero, umano e creativo del mito e dei drammi che sono all’origine del stesso.

Il giurista Giuseppe Capograssi  aveva anticipato  due caratteri della verità. Il primo è  la lotta contro la falsità, “contro le apparenze”. Il secondo è il suo luogo: nella coscienza. La parola coscienza è da riscoprire, la coscienza è coscienza delle persone che possono essere nostre  vittime innocenti. In particolare, sul piano delle relazioni, nel saggio Autorità e carità Capograssi invita a  cercare nelle relazioni  la verità che è nel nostro interlocutore. Potremmo accogliere  altre persone cercando di far emergere la verità, la bellezza e l’amore che è in loro attraverso la verità che essi riconoscono o potrebbero riconoscere. Cercando di sviluppare Capograssi e davanti a interlocutori che non riconoscono la verità non si tratta solo di constare o meno la presenza del vero. Alle volte le persone restano nel falso perché non si sentono amati. Per questo il passaggio finale, rivoluzionario  nel cristianesimo è di amare i nemici, non il male ma le loro persone nonostante i comportamenti odiosi che le caratterizzano in un certo momento. Come ha realizzato Cristo in croce. Dal male ci deve difendere e quindi dalle persone ma resta l’opportunità di amare interiormente il nemico,  per cercare di avviare un nuovo processo in cui la persona recupera la propria capacità di pensare. Come fare? Il giurista e psicoterapeuta Scardovelli fa a riguardo una interessante riflessione: https://www.youtube.com/watch?v=aCyQ8DByJZ4

La distinzione tra anima ed ego praticata oggi da molti esperti della comunicazione è una grande verità e rivitalizza quella distinzione tra egoismo e altruismo, distinzione  che, a furia di essere data per scontata, è relegata nel campo sempre più ristretto della morale è stata spesso eliminata (mi ricordo come il mio prof. di privato Francesco Galgano pur apprezzando i distinguo aveva posto, riguardo alla legge, il divieto di una rilevanza morale nel nome della relatività  del diritto, e ultimamente tra i giuristi questa idea si va affermando, ha una sua logica ma rischia di eliminare quella  verità che il diritto dovrebbe servire per avere un senso).

Chi fa esperienza della verità se ne appassiona con ardore, per questo ci si appassiona alla verità. E può essere un’esperienza liberante… qualche persona sembra arrivata all’estasi.             

(Bernini Estasi di S. Teresa)

E Teresa lo ha espresso anche con  queste parole:  “Noi non conosciamo la verità se non nel momento in cui afferrandola, ci afferra sua volta e ci convince” (Teresa d’Avila)

Possiamo trovare la verità anche dentro le nostre esperienze giuridiche:  anche nei testi normativi, a partire dall’art 50 del codice deontologico… Antonio Rosmini definisce queste presenze come  “preziosi rottami”. Nella Costituzione: la stessa è stata calpestata durante la gestione della pandemia  quando in mancanza di evidenze scientifiche si sono imposti obblighi ai cittadini  precludendo loro alcuni diritti fondamentali come ha sottolineato, con ardore e verità applicata, il Tribunale di Pisa con sentenza del 17 febbraio 2022. Sul piano dei contratti  ci sono gli interessi meritevoli di tutela ex art. 1322 del Codice Civile, espressione dei principi costituzionali. Tali interessi  sono un esempio e un  criterio importante non solo per selezionare i contratti atipici, non previsti espressamente,  che meritano una tutela ma anche per scegliere quali  vertenze patrocinare. Lì dentro, anche lì dentro, come ha sperimentato Gandhi avvocato, tra la civiltà dell’amore e il caos distruttivo c’è una società in movimento costruttivo, talvolta sofferto, talvolta gioioso  in cui possiamo dare un contributo: dare un ordine vero. Anche se apparentemente si è collocati come un surf sull’onda alta bisogna avere fede per realizzare quella parte di equilibrio di cui il nostro assistito ha bisogno. In medio stat virtus diceva Aristotele, eh virtus (vir-vis uomo forza intus dentro), anche per resistere al male.

Bisogna “farsi cultura… trascendere empirismo e occasionalismo, prendere partito sulle questioni ultime e decisive…”Lo scriveva sul Sole 24 ore l’11 settembre 2022 Natalino Irti, giurista e autore di libri non certo costruttivi come Il nichilismo giuridico e Diritto senza verità.

Un ripensamento indicativo, spero non occasionale, ricordando l’11 settembre 2001, un bisogno di verità ed ideali sull’unica vera emergenza: sostenere le persone e non colpirle  con la falsità. Anche nel diritto.

giorno: 11 settembre;  S. Tommaso, 28 gennaio,  Presentazione al Tempio(2 febbraio2024): la verità si presenta ed è riconosciuta da Simeone  come luce inestinguibile e gloria cioè come rivelazione del vero e comunicazione di amore nonostante l’odio.  Con riferimento al rito della candelora che si protrae in questo giorno si può fare una riflessione: se non corrisponde alla storia la voluta contrapposizione del rito della Candelora al rito sfrenato dei Lupercalia c’è una sostanziale  verità nell’antitesi: il cristianesimo cerca di ordinare le passioni umane sulle quali fa luce, anche sui loro limiti, sui pericoli tra cui idolatria  ed estetismo. Peraltro in una prima fase anche il rito della Lupercalia aveva un suo ordine e razionalità, poi declinata.

stato: bozza

Taggato , , , , , , , ,