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22 Nel Giudizio di Michelangelo: la pelle di Bartolomeo

Per una difesa anche dell’avvocato

(aggiornamento 3 febbraio 2024)

Si festeggia il 24 agosto San Bartolomeo, il patrono dei conciapelli. Vediamo come mai gli è stato dato questo patrocinio.

Ricorda e illustra S.Bartolomeo anche Michelangelo nel Giudizio Universale.

Vi ho dedicato un precedente post. In  particolare del Giudizio Universale di Michelangelo: San Bartolomeo regge  nelle mani lo strumento e l’oggetto del proprio martirio: il coltello e la sua  pelle.  San Bartolomeo è stato scorticato durante il suo martirio.

Il volto rappresentato nella pelle  non è stranamente quello del Santo ma è l’autoritratto dello  stesso Michelangelo (l’identificazione è stata scoperta dal medico e letterato calabrese Francesco la Cava). 

Secondo alcuni storici dell’arte  Michelangelo vuole sottolineare che anche lui nella vita ha vissuto esperienze di abbandono e di martirio, infatti Michelangelo ha sofferto, tra l’altro, della prematura morte della madre, che è deceduta quando lui era ancora bambino. Il vuoto della mancanza di amore materno lo accompagnerà per tutta la vita.

Applicazioni ai giuristi e ad ogni difensore (perchè difendere) : con una visione supplementare. Con quest’immagine il difensore può ricordare che colui che rappresenta negli atti giuridici è spesso una persona ferita.   In effetti, ad esempio, certe liti ereditarie sono come uno scannatoio e sono vissute nell’inconsapevolezza della somiglianza tra i litiganti. Ad un ambiente ostile, all’inimicizia sofferta, percepita in modo parziale ed unilaterale può  rimediare l’amore, l’amicizia. Una vicenda esemplare anche per gli avvocati e per ogni giurista che  se vedono le sofferenze degli assistiti possono ridare loro un aiuto relazionale,  legale ed un senso. Ben lo ricordava Carnelutti. La difesa del cliente è motivata e spesso non è adeguata.

Ma c’è anche un ulteriore problema (resistere nella difesa). Per l’avvocato c’è la sua  difesa dal cliente. Resta cioè il problema su come l’avvocato che alle volte si sente scuoiato dagli incisivi fendenti degli assistiti possa a sua volta sentirsi comunque compreso e continuare a lavorare.

1 Michelangelo, con i suoi santi muscolosi  ci ricorda che nel  combattimento, nel rischio e nella sofferenza c’è l’elevazione dei suoi santi. In particolare il difensore può allora rapportarsi, nel suo mite martirio,  al Bartolomeo  di Michelangelo. C’è  un riconoscimento immortale verso chi soffre per una giusta causa. Si dirà che l’avvocato non ha questi strumenti artistici per godere di questo riconoscimento. Ma il Giudizio morale di Michelangelo, per analogia,  si può estendere, nel caso di una difesa adeguata, anche a lui.

2 S.Bartolomeo nel Giudizio di Michelangelo mostra e difende la pelle “di chi lo rappresenta”(cioè di Michelangelo). Con una analogia si potrebbe dire che  il cliente si eleva grazie all’intervento di chi lo rappresenta.  Si dirà che è una rappresentazione forzata, ideale, peraltro proiettata nell’aldilà. Ma, ammesso e non concesso che uno vi creda, si può sperare solo al di là? Non c’è anche al di qua una  ricompensa? La  sofferenza di Bartolomeo nella difesa  della pelle altrui fino al punto, incalcolabile,  di sacrificare la propria, riempie di una forza resistente la sua vita e la sua croce, e lo innalza nel Giudizio di Michelangelo.

Accade anche a S. Biagio. In mano ha i pettini di ferro con cui è stato scorticato. Quando è il momento la resistenza gagliarda con la propria vita ad una persecuzione ingiusta mostra nel tempo la bellezza e la forza invincibile della verità e della vita…Biagio l’aveva imparata, guardando come nell’affresco, all’esperienza del suo Maestro…

3 C’è il riconoscimento non solo di chi ha sofferto nello scannatoio (l’assistito, il martire Bartolomeo difensore di altre persone e valori) ma anche  di chi, rappresentandolo (l’avvocato, Michelangelo difensore di Bartolomeo e di se stesso), lo ha  difeso con amore.   Non è solo una questione di fede o di analogie di funzione ma anche di un riconoscimento di un significato presente, di un servizio difficilmente sostituibile, svolto in situazioni problematiche. E per chi dicesse che la questione sembra ancora troppo ideale c’è anche di più.

4 Come nella sofferta pittura di un capolavoro così nella sofferta difesa del difensore  una presenza è centrale: l‘amore. Francesco Carnelutti scriveva:     “E non c’è una attività al mondo che valga a sperimentare l’insufficienza del giudizio meglio che l’avvocatura. Il gran monito…” non giudicate” è un seme, che  ha bisogno de terreno adatto per germogliare. L’anima di un avvocato assomiglia ad una terra arata affinché vi germogli quel seme…. Il giudice alto sul suo stallo, guarda colui che deve giudicare da lontano. L’avvocato, collocato in basso, accanto a lui, lo guarda da vicino. Né si può stare vicino ad uno sciagurato, senza vivere, molto o poco, la sua sciagura.. All’avvocatura io debbo la sfiducia nel giudizio, o la sfiducia nel diritto..insomma la sfiducia nel pensiero… ma insieme la fiducia nell’amore”  (Francesco Carnelutti,  Vita di avvocato)

 

5 Pur difficilmente riconoscibile se non tra gli artisti e le persone semplici,  l’amore diventa presente, con la sua cartina tornasole, con la sua prova:  la sofferenza offerta quando è necessaria. Il santo  patrono degli avvocati in Italia ha indicato con parole incantevoli  e  ancora giuridiche la forza spirituale della sofferenza offerta.  Meister Eckhart  al suo tempo l’aveva innalzata  rinnovando la potenza verbale del suo Maestro: “

«Nulla sa più di fiele del soffrire, e nulla sa più di miele dell’aver sofferto; nulla di fronte agli uomini sfigura il corpo più della sofferenza, ma nulla davanti a Dio abbellisce l’anima più dell’aver sofferto. Il più saldo fondamento su cui può sorreggersi questa perfezione è l’umiltà, giacché lo spirito di colui la cui natura striscia quaggiù nella più profonda bassezza, si innalza in volo verso le supreme altezze della Divinità» (M. Eckhart Dell’uomo Nobile)

Nel Giudizio Universale Michelangelo mostra la  resistente energia dell’amore sofferto e offerto  in Bartolomeo  che trae la forza dal modello a cui guarda: il Cristo, il braccio alzato di Cristo è il giudizio che sta per essere emesso. Chi ha dato la propria vita al servizio di altri, affrontando prima  gravi rischi, non deve temere. Anche perché quel braccio potrebbe  essere anche la fonte di un amore che si rinnova: nel perdono. Qui, in questo atto umanamente impossibile si apre una trascendenza divina che  realizza il perdono dalla vittima  verso i carnefici. Lo ha illustrato Leonardo nel Cenacolo

Applicazioni: quindi, con l’aiuto di Michelangelo e Bartolomeo,  con il giusto spirito,  si trova l’alto significato di una missione difensiva sorretta da una presenza che rende spesso (nei due sensi: come aggettivo: sostanzialmente denso, e come avverbio: varie volte) il mandato degno di essere compiuto o, in certi casi, anche rinunciato.

La possibilità di trovare un piccolo margine di azione dentro le molteplici limitazioni della propria area di competenza viene ricordata in questo bel messaggio di Tiziano Terzani:

Approfondimenti: nelle Scritture: 1Pietro 4,10-11

Una  immagine di S. Bartolomeo si trova anche nel Polittico della Chiesa della Visitazione del mio paese (fatalità grosso centro conciario), precisamente nel punto più alto (eh), a Castello di  Arzignano. 

Lo ha studiato uno storico  d’arte di Arzignano, Antonio Carradore che ha dedicato una suo opera all’analisi dell’opera e mi ha inviato l’immagine del particolare identificando i tre personaggi in S.Pietro, S.Bartolomeo e  S.Zeno.

giorni:  24 agosto, 3 febbraio ( s. Biagio)  e

13 gennaio:  ricordo la conferenza sulla Giustizia umana e divina  in Michelangelo svolta il 13 gennaio 2012 a Vicenza presso l’Ordine degli avvocati a  Palazzo Gualdo. La conferenza fu resa possibile  grazie anche alla sensibilità dell’avv. Paola Mai in Meneghini che purtroppo  ci ha lasciato  troppo presto, per malattia,  il 12 gennaio 2024. Paola ha sempre cercato di realizzare con passione quella difesa sopra delineata, tra passione e comprensione.   Paola nel 2012 riconobbe nella mia passione  per l’arte e  nelle referenze del prof. Giuseppe Fornari,  ora  insegnante all’Università di Verona di storia del pensiero filosofico e rinascimentale, una possibilità  per tutti, anche per  gli avvocati di allargare la visione, il fondamento di ogni visione. Scoprimmo dopo, con una certa emozione,  che la conferenza, svolta con grande riscontro di pubblico,   si era svolta  il 13 gennaio, giorno dedicato alla memoria di  S. Ilario di Poitiers, uno che è considerato da alcuni tra i patroni degli avvocati, meno noto del tradizionale S. Ivo di Bretagna.  Ne seguirono altre fino al 2019 su Caravaggio, Tiepolo, Botticelli, Dante e Leonardo. La conferenza su Raffaello prevista per il 2020 non potè svolgersi perché era arrivata la pandemia. 

Peraltro fatalità il marito di Paola  Mai,  Giuseppe Meneghini,  che mi ha sempre onorato con la sua sincera amicizia,  si è sempre occupato proprio delle pelli mostrando, come i  suoi ascendenti, la capacità visibile di innovare nel suo settore. Ha accettato le sfide più impossibili, in altri ambiti meno noti, come combattente indomabile, seguendo, inconsapevolmente ma fattivamente, nel suo campo di battaglia,   esempi sportivi a me ben noti.

Con una resistenza esemplare, come al carbonio, che lui solo ben conosce…

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