Articoli, Possibilità

20 Contro la vendetta: il segreto della pace di Nelson Mandela

Oltre il risentimento l’impossibile pace in Sudafrica.  Maria Goretti

L’anno fatale nei gesti e nella musica: il n. 27. Anche per Beeethoven

 
 

Nelson mentre eri in carcere eri libero, ora che sei libero, non diventare un loro prigioniero 

 

(aggiornamento 9 luglio   2023) Nelson Mandela è nato il 18 luglio 1918. Mandela, ha fatto cose straordinarie e qualcuno lo paragona ad una figura profetica, messianica… c’è un po’ di eccesso in questa affermazione ma anche, in alcuni momenti della sua vita, qualcosa di vero… come rivela la intensa poesia di Heney http://it.wikipedia.org/wiki/Invictus_%28poesia%29


La poesia spiega solo un po’ come Mandela ha resistito dentro il carcere per 27 anni  ma non come sia stato capace di vincere la rabbia quando è uscito… Appena dopo il  centenario della nascita mi piace ricordare quell’episodio molto importante. La  libertà interiore di Mandela si è espansa prima nel Sudafrica e poi in tutto il mondo. Si è evitato anzitutto la temuta vendetta a spese dei bianchi, quell’elemento temutissimo che aveva rallentato il processo di eguaglianza. Il particolare segreto, importante per spiegare come è stato interrotto sul nascere la vendetta, è rivelato in un libro pubblicato in almeno tre lingue (inglese, italiano, tedesco) da Alex Pattakos, un allievo del grande psicologo Viktor Frankl  titolato Prisoners of Our Thoughts (Prigionieri dei propri pensieri tradotto in italiano con  Liberatevi dei chiodi fissi p. 57-58).
Quasi nessuno conosce il segreto di Mandela: proprio in uscita dal carcere quando dopo 27 anni  l’11 febbraio 1990 aveva  conquistato la libertà esteriore era pieno di rabbia per i suoi carcerieri, La libertà interiore è una conquista forse anche più difficile.  Bill Clinton (nel 2018 onnipresente con il suo romanzo in ogni autogrill) allora Governatore dell’Arkansas, spettatore attento di quel momento storico aveva percepito la  rabbia di Mandela, una vampata che lo ha avvolto e Clinton l’aveva notata in TV… la stessa non è tuttavia rimasta a lungo. Clinton diventato Presidente americano aveva fatto poi notare a Mandela il cambiamento chiedendo spiegazioni.

Otteneva una sorprendente risposta… a pag. 58  (a pag. 57 Mandela free1 inizia la vicenda) Mandela dice a Clinton: “quando ero in carcere il figlio di una guardia ha iniziato uno studio biblico e io ho partecipato…quando sono uscito dal carcere ho guardato le persone che osservavano mi è salita al viso una vampa di rabbia al pensiero che mi avevano rubato ventisette anni”. A quel punto Mandela  ricorda di aver come ascoltato una flebile voce:”Poi lo Spirito di Gesù mi ha detto: “Nelson mentre eri in carcere eri libero, ora che sei libero, non diventare un loro prigioniero”. Mandela free2. Un segreto importante riportato in un libro di psicologia pratica da un allievo di Viktor Frankl, e può spiegare, meglio di Heney, la libertà di Mandela dentro il carcere…
Nessuno ne parla… neanche il film Invitto (che riguardava proprio la vicenda di Nelson Mandela  ed era interpretato da  Morgan Freeman) e la sua liberazione dopo 27 anni di prigione, il film riporta invece la poesia di Heney, Invictus

Mi ha emozionato e ho pensato di condividere la testimonianza  (tra la seconda e la terza pagina delle 4 qui riportate). Mi pare un segnale che fa percepire come certe presenze, quelle che nella debolezza  accolgono Altro e  salvano silenziosamente il mondo… la vera efficace libertà interiore di Mandela, quella capace di comunicarsi agli altri nasce lì… seguiranno poi i processi di riconciliazione del paese dal ciclo di vendette con l’attiva opera dell’arcivescovo anglicano Desmond Tutu. Ma la libertà di Mandela, quella liberazione dallo spirito di vendetta, era iniziata 2000 anni prima, quando un povero crocifisso, con amore, “trasformava  la violenza in sofferenza”… La vera rivoluzione interiore, individuata da Simone  Weil e Benedetto XVI,  era iniziata lì… Forse lì è il nome più nascosto di Dio, la sua presenza più avvertibile quando questo processo di liberazione si compie.
Mandela aveva conosciuto quella verità e lo aveva  reso libero quando era in carcere. Ora  uscendo dalla prigione evitava ancora una stretta violenta ancor più soffocante: la vendetta  sui responsabili della sua detenzione, vendetta  che poteva facilmente espandersi in quel ciclo di vendette che distrusse il Ruanda.
  Mandela ha conosciuto la vendetta partecipando prima ad azioni violente, ora ne riconosceva il meccanismo e un disinnesco che  l’ha reso libero. Così, solo così, è diventato veramente  invitto. Indomito. Il carattere di Mandela è stato forgiato dall’accoglienza di un diverso modo di vedere le situazioni culminato in una sorta di rivelazione privata, da una buona parola che lo ha reso un grande statista. Al di là di ogni convinzione religiosa bisogna prendere atto di un cambiamento antropologico ritenuto prima impossibile e poi divenuto possibile. Il Vangelo come la migliore tradizione religiosa prima di essere una teologia è una antropologia che Mandela ha attuato. Si è realizzato il principio di Viktor Frankl poi recepito da  Stephen Covey:  “Tra lo stimolo e la risposta c’è la nostra possibilità di scelta”. Come afferma  la poetessa Emily Dickinson abitiamo spesso in questa possibilità, la possibilità di scegliere. Possiamo preferire la libertà che il perdono cristiano (riconosciuto da Hannah Arendt)  ha reso e rende possibile. In  questa scena, tratta da un geniale sito che evidenza il potere dei film,  il perdono sembra derivare da un’altra religione  con immagini e riti che ne evidenziano la dinamica per la vittima che perdona.( P.s. sotto ulteriore dettaglio che contiene un dettaglio  da non vedere  per chi vorrà vedere The interpreter)

https://www.ilcinemainsegna.it/video/levoluzione-dei-primitivi/

 PS spoiler: il meccanismo del  perdono è ben descritto, è atto della vittima. Ma i Ku non esistono e quella tribù, forse, neppure quella tribù che avrebbe adottato il meccanismo che dà alla vittima di scegliere tra potenza del perdono e vendetta, non è mai esistita. Secondo Hannah Arendt il perdono è l’originale opera di Cristo. Bisogna riconoscere comunque la potenza del cinema che ci ricorda la forza del perdono e la sua difficoltà di attivarlo concretamente

Casi simili a Mandela: l’undicenne Maria Goretti prima di morire perdona Alessandro Serenelli che   cerca di violentarla e poi, non, riuscendovi  la uccide. Il gesto finale di Maria permetterà a Serenelli di riprendere in mano la sua vita: dopo aver sognato Maria Goretti che le porge dei fiori lavorerà come ortolano nei conventi tra i frati minori dopo aver  scontato 27 anni di carcere. Alessandro aveva passato in carcere 27 anni come Nelson Mandela. Non si tratta di parificare carnefici e vittime, resta il danno enorme, la responsabilità, la necessità di riparare e di applicare una sanzione adeguata ma anche di aprire processi di liberazione delle persone perché il male perpetrato non sia continuato nelle forme della vendetta o del risentimento. In questo modo resta incancellabile anche la  memoria della vita di Maria: nella purezza  e  nel perdono

Applicazioni: quando le persone sono arrivate  a liti giudiziarie è difficile che si avvii un processo di perdono che ha una direzione opposta a quella sanzionatoria, della vittima o dai familiari della vittima al carnefice. Comunque nell’ambito penale americano è accaduto anche il perdono, come nel caso sottostante. Anche nella mia esperienza sono stato testimone di esperienze di perdono quando un collega ha genialmente indotto le parti divise da anni di lite giudiziaria violenta ad abbracciare chi ne era stato, senza volerlo, la causa. Come ha scritto Jean Guitton se l’intelligenza definisce i rapporti la pietà può restaurare i legami. Ed è una dinamica relazionale  che inizia in certi gesti ma dura tutta la vita. L’accusa, il risentimento, la rabbia stanno accovacciati alla nostra porta e solo  uno sforzo  continuo nel lasciarsi attraversare da uno spirito più alto  può liberare.

 

8 Liberarsi dal passato violento:

temi: Stephen Covey, Victor  Frankl, atto che cambia la storia, il perdono, potenza del cinema

giorni: quelli del perdono, 18 luglio per Mandela, 11 febbraio per la sua liberazione, anche il 6 luglio per Maria Goretti

Non non siamo esseri umani che fanno un’esperienza spirituale , siamo esseri spirituali che fanno un’esperienza umana
(Pierre Teilhard de Chardin)

Video:  qui due  musicisti riuniscono  due melodie: quella contemporanea della cantante americana Lauren  Daigle e il grande musicista Beethoven

Beethoven aveva 27 anni quando compose la Pathétique. Lauren Daigle quando ha scritto “You Say” alla stessa età. Il  ventisettesimo anno   sembra il momento  delle grandi uscite: al vertice del  cristianesimo nel perdono che ha esplicato i suoi effetti ( con Mandela, Goretti-Serenelli) e al vertice della musica pop e classica ( Daigle e Beethoven)