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Nel pericolo: la speranza di giuristi e grandi donne del Novecento

Edith Stein tra verità e amore

 

 

 

 

…bisognerebbe che ognuno, che sente il pericolo, pensasse a rieducare se stesso, la sua coscienza morale, il senso della legge morale, il senso del dovere verso la vita, il senso dell’estrema serietà della vita… (Giuseppe Capograssi Incertezze sull’individuo in La vita etica p.607-608 )



(aggiornamento 9 agosto 2023)

Nei momenti di riposo è giusto pensare che il riposo è possibile anche grazie all’opera di molte persone che ci hanno consentito di viverlo attraversando loro momenti anche drammatici e tragici. 

Considerando questi periodi drammatici e l’esperienza intensa di questi sofferenti ci si chiede se é  possibile per loro conciliare il dramma più tragico, il pericolo per la libertà e la vita, e  la speranza?

Tra i giuristi, con riferimento alla guerra e alla politica,  sono riusciti a mantenere la speranza nel pericolo Francesco Carnelutti, Giuseppe Capograssi e  Piero Calamandrei. Da un lato sono stati costruttivi ed hanno cercato di indirizzare/ limitare per il presente o per il futuro l’attività autoritaria dello Stato sia sul campo legislativo che politico, dall’altro hanno cercato di uscirne vivi. Tutti, oltre alla sofferenza, hanno mostrato che il pericolo è anche l’occasione per forgiare le persone.

Francesco Carnelutti nel 1943 è fuggito in Svizzera ed è stato sul punto di essere catturato.

Nel post sotto  richiamato viene qui ricostruita la sofferenza durante la sua fuga, rievocata in un piccolo libretto di meditazione scritto da Carnelutti :

 

 

 

Nel pericolo la forza dei misteri

 

Nel link qui sotto   alcuni documenti ricostruiscono l’attività di Carnelutti nell’esilio in Svizzera, controllata dallo Stato: 

http://paginediprocessualisti.blogspot.com/2010/04/documento-sul-confino-di-carnelutti.html

Giuseppe Capograssi  ha vissuto le due guerre mondiali e il ventennio fascista e ha parlato anche di una fecondità del pericolo per l’individuo.    

“Solo il pericolo sveglia l’individuo dal suo sonno dogmatico, sensuale, utilitario, terrestre e induce a quell’atto di riflessione segreta sulla sua vita, sul significato della vita e il suo vero fine che è vero segreto supremo, atto di libertà nel quale l’individuo ritrova se stesso” (G. Capograssi in La vita etica)

 In altro post un giorno vedremo la  riflessione di Capograssi nel rapporto con lo Stato e l’azione di Piero Calamandrei.

Tra le donne anche Anna Frank e Etty Hillesum hanno mostrato una via di vita vissuta in pienezza nel pericolo. Nel post qui sotto richiamato:

Vivere in tempi molto difficili

Poi una risposta straordinaria arriva da questa storia di una delle menti più originali del Novecento. Era l’allieva più promettente di un grande filosofo europeo, Edmund Husserl, e si trovò ad affrontare come ebrea il genocidio. Non si perse d’animo, aveva trovato nella filosofia e nella religione della croce una pienezza di vita che diede linfa e speranza resistente  anche alla sua ricerca filosofica e non la abbandonò neanche al momento della cattura da parte dei nazisti.

 

Nel prendere la difesa della verità, nel prendere la difesa del suo popolo, nel condividere la tragedia era stata prima attraversata da un altro spirito, controcorrente. Non è un caso che  fu capace di scrivere una delle più belle preghiere allo Spirito mai scritte*.

Si chiamava Edith Stein.

Video: canzone di  Franco Battiato

 

* qui una parte della sua straordinaria preghiera, nel punto più alto: “Chi sei, dolce Luce che m’inondi e rischiari la notte del mio cuore?

Tu mi guidi qual mano di una madre;

ma se mi lasci non più d’un passo solo avanzerei.

Tu sei lo spazio 

che l’esser mio circonda

e in cui si cela.

Se m’abbandoni cado nell’abisso

del nulla, donde all’esser mi chiamasti.

Tu a me vicino più di me stessa,

più intimo dell’intimo mio.

Eppur nessun ti tocca

o ti comprende

e d’ogni nome infrangi le catene:

Spirito Santo – Eterno Amore!”

(Edith Stein)

Per non ritenere questa preghiera una forma romanticismo che evita di affrontare i gravi problemi del male e della sofferenza basti pensare che Edith Stein ha vissuto quello che ha pregato, fino alle conseguenza più drammatiche occupando il posto più difficile, quello del Crocifisso. Qui alcune sue parole che in parte illuminano questo dramma mostrando una dimensione spirituale esigente in cui Edith comunica quanto ricevuto:

Chi appartiene a Cristo deve vivere fino in fondo tutta la vita di Cristo. Deve crescere sino alla maturità di Cristo, deve intraprendere la Via Crucis, deve passare per il Getsemani e per il Golgota. E tutte le sofferenze che possono venirgli dall’esterno sono nulla a paragone della notte oscura dell’anima, quando la luce divina non brilla più e la voce del Signore non si ode più. Dio è sempre là, ma sta nascosto.
Cristo è Dio e Uomo, e chi ha parte con Lui, deve aver parte a una vita divina e umana. La natura umana, che egli assunse, gli diede la possibilità di soffrire e di morire. La natura divina, ch’egli possedeva ab eterno, conferì alla sofferenza e alla morte un valore infinito e un potere espiatorio, redentivo. Le sofferenze e la morte del Cristo proseguono nel suo Corpo mistico, e in ognuna delle membra di esso. Soffrire e morire è il destino di ogni uomo. Ma se egli è un membro vivo del Corpo mistico di Cristo, il suo soffrire e il suo morire assumono per tramite della divinità del capo un valore espiatorio, co-redentivo. Non si tratta di una bramosia perversa di soffrire. Agli occhi della razionalità naturale appare una perversione. Alla luce del mistero della Redenzione si rivela super-razionale, somma ragionevolezza. Così, colui che è legato a Cristo persevererà anche nella notte oscura della soggettiva lontananza da Dio e assenza di Dio; forse l’economia divina della salvezza impiega i suoi tormenti per liberare qualcuno che è oggettivamente incatenato dal peccato. Perciò: Fiat voluntas tua! (sia fatta la tua volontà) Anche, e anzi proprio in seno alla notte più tenebrosa…(Edith Stein, “La vita come totalità”, tr. di Teresa Franzosi, Città Nuova Editrice, Roma pp. 204-205)
Merita di essere ricordata anche la sua sottolineatura sul modo di comunicare l’essenziale del Vangelo: Amore e Verità.  Qui una moderna comunicazione che sottolinea la necessaria coesistenza di due momenti qui

 

 

Dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva (F. Holderlin in Patmos)

 

 

 

 

Applicazioni: considerare i momenti di grave difficoltà come possibilità nell’amore che crea  elementi di resistenza costitutiva e creativa della persona. Fondamentale in questo senso l’insegnamento di Cristina Campo e Simone Weil sull’attenzione

stato: bozza iniziale

 

giorni: 9 agosto (S.Edith Stein, Teresa Benedetta Croce), ricordi di Anna Frank, Etty Hillesum…

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