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Quando la vita sembra non avere un significato…

…l’infinita possibilità dell’arte: da Clooney ai giuristi Carnelutti e  Capograssi

L’arte non è mai finita ma solo abbandonata (Leonardo da Vinci)

 
(aggiornamento 6 agosto 2023)
 
In certi momenti la vita non sembra riservare un significato. Ma quando ci si accorge dell’arte il significato si fa vivo e presente. Nel 1999 ero quasi indifferente all’arte. Un amico, quello che poi diventò un professore  chiamato poi ad insegnare  all’università di Bergamo e poi a Verona mi fece conoscere la forza dell’arte. La prima scoperta per me sono stati gli sguardi nei dipinti dell’arte medievale.    Nel 2002 mi trovai investito dal significato emergente dall’Adorazione dei magi di Leonardo. L’arte illustrata confermava la più importante teoria antropologica di fine Novecento. Mi sono appassionato via via. Non mi interessa possedere oggetti ma farmi attraversare da visioni, da questa luce. Già prima conoscevo l’imporsi della Nike di Samotracia, poi i colori di Rodolfo Viola poi Yves Klein. Ricordo anche quando l’amico Fornari mi fece notare la grandezza di Sironi, nei suoi quadri: il mondo visto con gli occhi una vittima.  E poiché tutti, in certi momenti momenti,  siamo un po’ vittime e un po’ carnefici anche per il  nostro modo distorto di guardare alla vita: l’arte ci rende giustizia perché  evidenzia questa sofferta presenza, la riconosce e la rende immortale inserendola in una dinamica di riconoscimento e percezione  che mostra la sorgente del  vero e la sua trasmissione  nell’amore. “L’infinito nel finito” secondo la nitida definizione di Cristina Campo
 
Ci direbbero che con tutta la gente che muore, chissene frega dell’arte. Ma sbagliano. Perché è per questo che noi combattiamo, per la nostra cultura, e per il nostro stile di vita… Puoi sterminare una generazione di persone, radere al suolo le loro case, troveranno una via di ritorno. Ma se distruggi i loro conseguimenti, e la loro storia, è come se non fossero mai esistite, solo ceneri, che galleggiano. Quello che vuole Hitler, ed è la sola cosa che non possiamo permettergli (G.Clooney/G.Stout in Monuments men). 

Il film,  pur con un lento stile narrativo,  è importante per il riconoscimento storico di valori e persone di valore con  indicazioni di significato.

 

Carnelutti e l’arte come prova dell’immortale.

L’avvocato Francesco Carnelutti  nei suoi scritti dava molta importanza all’arte. Indicava  nella resistenza dell’opera d’arte capace di attraversare i secoli con il suo significato un indizio per mostrare la permanenza della persona: come l’arte continua a lanciare il suo messaggio nei secoli oltre la distruzione anche la persona dopo la morte continua a lanciare le sue comunicazioni oltre il suo tempo, sia affettive, sia culturali, sia giuridiche (con il testamento), sia spirituali

 

Capograssi: l’arte come esperienza dell’infinito.

Qui una citazione ripresa nell’agenda 2017:

Questo dirigere la propria azione, questo dirigere la propria vita al vero al bello al giusto al santo, non è se non vedere le cose della vita nel loro profondo significato, nella loro profonda essenza come se fossero viste da un’intelligenza infinita, come se fossero vissute in spirito e verità, una specie di vita eterna intravista sovrapposta alla vita presente. C’è nel godimento dello scienziato del pensatore del poeta dell’artista, di colui che contempla con animo intento la loro opera, cioè nel loro rapimento «come a nessuno toccasse altro la mente», una vita che è riuscita in un certo modo ad affrancarsi dalle condizioni della vita presente, una specie di vita eterna una specie di vita in cui l’individuo vuole veramente l’infinito, in una vita, di una umanità, in un universo nel quale i limiti stessi sono il gioco il lieto gioco dell’infinito. Nella pittura, nella grande pittura questa trasfigurazione della vita appare sensibilmente; nella musica il navigare in un mare infinito, l’animo preso in desideri infiniti, come dice Leopardi, sono cose osservate da tanti, e soprattutto da poeti, ed artisti: soprattutto sono cose che si sperimentano (Giuseppe Capograssi in Introduzione alla vita etica, in La vita etica, Bompiani, Milano 2008, pp. 155 – 156 frase poi riportata nell’agenda creata per il  2017).

Proprio perché è presente in chi lo riceve e lo trasmette l’infinito continua ad operare. Pare che  Leonardo da Vinci abbia scritto che
 
l’arte non è mai finita ma solo abbandonata
 

I monuments men evocati nel film con Clooney salvarono anche una scultura di Michelangelo, la Madonna di Bruges. Il suo sguardo sembra quasi anticipare i dolori della Pietà presente in Vaticano. Nello stesso sguardo, una pace che contiene il dolore sono anche i dipinti di Leonardo: la Madonna Benois e la Madonna dell’Adorazione dei magi

Nell’articolo sotto c’è anche il teaser  di un bel docu-film del 2020 sulla Madonna Sistina di un rivale di Michelangelo, Raffaello: in quel caso il recupero passò per l’armata rossa. Uno scrittore russo ha poi documentato quel recupero e poi si è accorto che le forze che salvaguardano l’arte sono al di là di chi materialmente ne compie la tutela. E realizzano, come nella Madonna Sistina,

Da cuore a cuore

Applicazioni: l’arte,  specie se si riesce ad avere una persona che  ci metta in contatto con il suo significato,  è una grande risorsa. Quando non si abbia questa possibilità c’è comunque la possibilità di trovare l’infinito dentro le pieghe, gli incroci della nostra vita quotidiana, potrà essere qualcosa di nuovo che possiamo creare oppure un’azione che possiamo svolgere con amore. C’è «qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni»(Escrivà De Balaguer). Pur rendendoci conto della pericolosità del perfezionismo l’arte può attraversare anche gli atti giuridici, e sarà più elevata quanto maggiore sarà la capacità di comunicare con validità ed efficacia il loro contenuto.

Un lavoro che aspira, in modo comunque umile, alla condizione di arte dovrebbe svolgere la sua giustificazione in ogni sua riga (J. Conrad). E la giustificazione è nello spirito delle leggi ritrovato nella fattispecie.

Per alcune persone promuovere l’arte è oggetto di una particolare missione personale, per altri è un affare, per altri un modo di illustrare una dinamica umana. Per tutti  c’è l’illusione di saperla controllare ma, in fondo, è l’arte che ci guida, il suo Infinito. L’arte guida  chi sembra non comprenderla, in questi casi l’infinito avrà trovato una espressione personale, incarnata ben nota a chi ignora l’arte ufficiale  ma non le sue espressioni più nascoste, ben note a chi le vive, anche senza consapevolezza.

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