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112. La vittima e la folla di Renè Girard:

un’opera  ed un distinguo per fondare la difesa

dal martire Stefano, dal caso Carretta  a Maddalèna-Monica Bellucci

Riduci le cose alle loro verità fondamentali e ragiona da lì (Elon Musk)

aggiornamento: 27.12.2023

Nei primi mesi del 1999  ero a Bassano alla libreria di Palazzo Roberti e in un cesto trovavo varie copie de La vittima e la folla, la raccolta di saggi dell’antropologo Renè Girard tradotta e curata dal filosofo Giuseppe Fornari. Dopo qualche titubanza (di Girard avevo già Delle cose nascoste dalla fondazione del mondo) l’ho acquistata. Quel saggio potente  Lapidazioni (Stonings) mi lasciò sconvolto. Qui di seguito una sintesi. Girard  esamina nel corso della storia l’omicidio collettivo, un processo inconsapevole che coinvolge un gruppo inconsapevole di esseri umani, in varie epoche. Girard analizza prima  un racconto di Filostrato su Apollonio di Tiana del III secolo. A Efeso la folla viene aizzata dal “guru” Apollonio  contro un vecchio cieco mendicante  ritenuto responsabile dell’epidemia in Efeso e rende possibile, nell’immaginazione indotta anche dalla folla, la sua considerazione  di pericolo pubblico con “occhi pieni di fuoco”. Segue la sua lapidazione ed  il rinvenimento sotto i sassi di un grande cane rabbioso.  Quindi viene eretta  una statua al dio Eracle sul luogo dell’assassinio. In questo racconto anomalo  emergono tracce evidenti della “pistola fumante” coperta nel mito: cioè il mascheramento dell’omicidio collettivo di una vittima innocente con false accuse basate su differenze accidentali della vittima (deformità, povertà, etnie ecc.). Girard poi esamina un racconto biblico (nel libro di Daniele al capitolo 13):  la  mancata lapidazione di Susanna accusata di atti di tradimento del coniuge proprio dai vecchioni che la spiavano e volevano abusare di lei.  I vecchioni da lei respinti nonostante le loro minacce di morte accusano formalmente Susanna e  vogliono uccidere, in forza della loro autorità, Susanna che chiede aiuto a Dio.  Allora “Mentre Susanna era condotta a morte il Signore suscitò il santo spirito di un giovinetto chiamato Daniele“(Daniele 13,44). Daniele  chiede un processo vero e procede ad  una cross examination dei due anziani: esamina prima un vecchione per farsi dire sotto che tipo di albero era Susanna e poi separatamente l’altro vecchione ottenendo risposte diverse. Così riesce a salvare Susanna.

Poi Girard  analizza la mancata lapidazione dell’adultera nel Vangelo con i loro occhi “iniettati di sangue” e la capacità di Gesù, scrivendo per terra, di evitarne lo sguardo per non alimentare il loro risentimento. Evidenzia il peso della prima pietra nella proverbiale frase di Cristo: è più difficile da lanciare perché chi la vuole lanciare non ha nessun modello da imitare.

Infine Girard riporta  il discorso e la lapidazione di Stefano. «”O gente testarda e pagana nel  cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza  allo Spirito Santo! Come  i vostri padri, così anche voi! Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato ? Uccisero perfino quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale ora voi siete divenuti  traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge per mano  dagli angeli e non l’avete osservata”. «All’udire queste cose parole, essi fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. «Ma, Stefano,  pieno dello Spirito Santo,  fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava in piedi alla destra di Dio, e disse: “Ecco,io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo in piedi alla destra di Dio”. Proruppero allora in grida altissime  turandosi gli orecchi, poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono  fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il mantello ai piedi di un giovane chiamato Saulo» (Atti, 7, 51-58).

Girard scrive che l’evento” riassume l’intero processo di rivelazione cristiana, mediante un’ulteriore scena di lapidazione” ed esamina il significato e la densità della parola martire “sia nel senso greco di martyr cioè testimone della verità sia nel senso cristiano della vittima la cui innocenza non può essere negata”.  Girard riprende quanto scritto in  Delle Cose nascoste (p.212 ss). Si tratta di una difesa eccezionale di vittime non riconosciute come tali e tale difesa  non può venire meramente dall’uomo coinvolto sempre in processi esclusione e capro espiatorio in cui solo un’autentica ispirazione divina può essere coscienza e freno. Da lì per ogni uomo avvertito rimane la possibilità di attingere a questa linea di difesa… Si tratta di un distinguo tra la folla e la vittima. “Dio non sta mai dalla parte della folla” avrebbe poi detto Renè Girard.

In merito alle lapidazioni o aggressioni collettive si trova sul web un video che confronta la lapidazione alla fine due  eventi collettivi spiegando la teoria di Girard:

https://mimeticmargins.com/2020/03/22/mimetic-theory-rene-girard-video-series/

Part V Chapter II

Malèna, la donna dai  facili costumi interpretata da Monica Bellucci nel film di Giuseppe Tornatore (2000) viene malmenata dalle donne del paese che la vogliono punire per il suo comportamento immorale probabilmente non solo con gli ex alleati ma anche con i loro mariti.

Il video prosegue con il confronto con la mancata lapidazione dell’adultera, figura per alcuni coincidente con Maria Maddalena, interpretata sempre dalla stessa Bellucci in The Passion of Christ (2004)In questo modo sembra così che l’insegnamento di Gesù sia caduto a vuoto.

Ma nel tumulto popolare Maléna (Maddalena) non viene uccisa dalle altre donne anche giustamente risentite ma sensibili comunque ad un rispetto pur minimo della vita umana e  delle leggi che nel frattempo erano cambiate. L’atto resta esecrabile ma, in qualche misura,  l’insegnamento cristiano ha avuto una sua influenza.

Nel caso storico risalente al 1944 invece di Donato Carretta, il direttore del carcere di  Regina Coeli, chiamato a testimoniare  contro il Questore Caruso, imputato di  aver favorito il massacro delle Fosse ardeatine, il linciaggio si scatena. Il giudizio era stato rinviato. Nello sbando delle istituzioni purtroppo la folla si scatena contro Carretta e   la vittima viene uccisa, forse per uno sbaglio di persona. Ma la memoria storica non può che essere dalla sua parte. Qui  a riguardo il link ad un profondo articolo di Giuseppe Fornari: https://www.cosmopolisonline.it/articolo.php?numero=XIV122017&id=8

Una verità irresistibile si fa strada. Si comprende così la profondità delle parole del giurista e filosofo Giuseppe Capograssi di un secolo fa: “Amore e sofferenza, tu mi dai tutto, e io in te trovo quelle divine ricchezze che non sono altrove: trovo tutta la vera Realtà profonda che è solo reale perché è la realtà dello spirito”(26.XII.1923).   Il giorno di S. Stefano sentito da Capograssi converge con il  significato  dell’episodio di S. Stefano colto dalla grande originale antropologia del terzo millennio… sono ad agire sempre la rivelazione di una sofferenza e di un amore che lo soccorre smascherando i carnefici. La vittima è  riconosciuta nella sua innocenza e poi concretamente, tendenzialmente, maggiormente difesa . Si dirà che il grande giurista si riferisce alla vita ultraterrena con Dio, “la vita invisibile”(nota sulla lettera in Pensieri a Giulia  del curatore, anche con riferimento alla lettera del 12.VIII.1919). Senza dubbio sembrano due piani diversi. Ma Capograssi rivela proprio nella lettera  del 12.VIII.1919  che proprio per questa “Verità e Prospettiva… si deve stare in mezzo alle ferme leggi, e agli aspri ardori della materia, obbedendo alle leggi dello Spirito”. Ma obbedire alle leggi dello Spirito è l’esperienza di ogni vero giurista:  il vero giurista, anche sul piano immanente dell’esperienza giuridica, deve obbedire allo spirito delle leggi evidenziato da Montesquieu. Proprio questo spirito  è tendenzialmente lo stesso che anima la ricerca di Girard,  spirito che dalle Scritture consente un supplemento di conoscenza  vedere le vittime nascoste. Non è risolutivo  perchè lo spirito delle leggi è affidato sempre a chi ne ascolta la voce, accetta di essere strumento  che accoglie con fatica.  Girard lo identifica nello spirito Paraclito, difesa e consolazione. Ad un atteggiamento e comportamento è affidato il fondamento della vita umana e dell’esperienza giuridica.   La nuova luce sulle  vittime prima invisibili, rivelate anche dal discorso di Stefano,  comporta lo svelamento e l’insofferenza dei carnefici,  spiega la morte del primo martire. Analogo  meccanismo  era scattato  anche per il  Maestro di Stefano, come rivela il semitista Garbini.

Applicazioni: Per i giuristi: Daniele è un grande modello sia per la sua ispirazione nel lasciarsi trovare dalla verità, nel vedere la vittima,  sia nel seguire la verità  contro la folla Peraltro nel diritto penale si constata la forza della folla e quindi  l’agire sotto suggestione di una folla in tumulto è una attenuante: art. 62 n.3 c.p.)  Daniele è anche maestro di  cross examination che abilmente distingue i due soggetto nell’esame incrociato. Il distinguo è l’ultima risorsa per un giurista secondo Francesco Galgano (foto), il famoso giurista di impronta positivistica, il mio  professore di diritto privato*, autore  di libri di diritto commerciale e privato adottati in tutte le università. Galgano ha scritto del distinguo in Il rovescio del diritto (qui  sopra invece con Girard si è rovesciato il mito). Nel caso di Girard il distinguo tra la folla e la vittima mi pare la prima risorsa capace di rivelare la verità e poi ridare un significato nuovo a situazioni che rischiano di diventare solo noiose o insopportabili.  Mi sembra che il distinguo fatto da Girard sia ineludibile per fondare una buona difesa, poi bisognerà avere la consapevolezza della mobilità di persone e   scenari e quindi del rischio di vittimismo

Sul piano spirituale: si tratta di un distinguo fondato su una conoscenza religiosa che rende giustizia . Se Giulia Ravaglia, la fidanzata di Giuseppe Capograssi scriveva che “alla cima di tutto sta Iddio grande e buono” Giuseppe Capograssi gli risponde che “è necessario vederlo in fondo a tutte le cose, in fondo a tutte le anime, questo misterioso disegno di Dio…”(lettera del 25.XII.1922). Girard sottolinea la dinamica fondamentale per ogni difesa, il suo senso nel difendere quella parte di verità che le viene incontro, quella che nella sua interezza,  la tradizione giudaico cristiana rivela. Si possono avviare nuove dinamiche  che oltre a rivelare la vittima ne ascoltano la voce, faticosamente la difendono. Il  meccanismo del capro espiatorio che perseguita inconsapevolmente la vittima è rivelato  e dall’interno si può rovesciare con una figura paterna o materna che, con lo spirito giusto,   ascolta e accoglie la vittima in una comunione che implica anche rischi e propri sacrifici. Si delinea così, in atti, spesso inconsapevoli e confusi, incarnata,  la Tavola di eterne figure  riconosciuta da Giuseppe Fornari nei suoi studi su Nietzsche e Girard: la Trinità.

Approfondimenti:

Incontrando i maggiori studiosi sul tema e leggendo le varie opere di Girard c’è stato qualche sviluppo dell’idea del distinguo tra cui:

il ruolo di vittima e folla nel quotidiano è spesso frammentato e mobile;

sia il mito sia l’oggetto del desiderio sia azione  sono necessari per aiutare a raccogliere le forze umane e trasmettere cultura;

il ruolo del mediatore nel desiderio umano  è decisivo e la sua azione è determinante;

la teoria mimetica aiuta ma potrebbe essere l’ultima diavoleria qualora ci limitassimo al gusto intellettuale di vedere la vittima senza aiutarla, senza farne esperienza, in comunione con lei. Il teologo James Allison ha scritto” the only relationship that matters is the one with the victim” ma poi precisava la differenza fondamentale di Cristo come forgiving victim

Il prof. Giuseppe Fornari curatore di La vittima e la folla dapprima con una serie di varianti e poi con una formulazione autonoma ha elaborato la teoria della mediazione estatica oggettuale, da ultimo in All’origine dell’Occidente

giorno: S.Stefano (26 dicembre),  si ricorda il profeta Daniele il 21 luglio, 22 luglio Maria Maddalena

Stato: bozza da rivedere, in revisione a dicembre 2023

*Ricordo Galgano nelle lezioni di diritto privato, molto  autorevole ma nell’atteggiamento un po’  triste, non comunicava entusiasmo, forse perché prendeva atto nelle dispute della predominante  forza del mercato. Ne avrebbe parlato nel suo libretto Il rovescio del diritto da cui è tratto il principio del distinguo.

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