Possibilità

7 La teoria mimetica di Renè Girard:

riconoscere i  propri modelli  per cogliere la differenza

 

L’uomo si differenzia dagli altri animali in quanto è il più adatto all’imitazione (Aristotele, Poetica  4)

(aggiornamento del 10 ottobre 2023)

Nella notte del 4 novembre 2015 si è spento il più grande antropologo allora vivente: l’Accademico di Francia Renè Girard. Ho  letto i suoi libri. L’ho conosciuto e incontrato personalmente nel 1999, 2001 e 2004

Girard insegnava letteratura straniera all’Università di Stanford. Mediante l’analisi dei grandi romanzi di Balzac, Proust, Dostoevskij nell’opera Menzogna romantica e verità romanzesca  Girard formula la teoria mimetica: l’uomo struttura il suo desiderio secondo il particolare desiderio di un altro individuo che sente prossimo* (ad es. per desiderare come vestire la modella o il modello; per desiderare quali cose volere il fratello nella comunione ereditaria).

Ricordo la citazione di Aristotele che apriva il  famoso libro di Girard Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo: “L’uomo si differenzia dagli altri animali in quanto è il più adatto all’imitazione”.

Era un libro esplorativo con molte idee innovative, alcune da mettere a punto. Ricordo che nel 1999 quando ho letto del principio della teoria mimetica davanti mi si è rivelato un mondo nuovo. Ne rimasi stupefatto e non riuscii a dormire molto quella notte. Ma ne trovai nello stesso tempo molta soddisfazione.  Mentre pretendevo di essere originale sulla base di particolarità formali: il vestito, il modo di fare ecc. il pensatore francese mi mostrava una scarna e inquietante verità: normalmente si copia  inconsapevolmente un modello spesso nascosto e poi si rivendica una inesistente originalità. Avrei capito molto più avanti che se una originalità esiste questa per essere resistente va fondata  non su caratteri superficiali, alla forma così importante nella comunicazione deve corrispondere una funzione. Resta il problema di capire perché un certo modello e non un altro funzioni ma già capire che si segue un modello ti porta a capire meglio le dinamiche tra le persone. Quindi ad essere più umili.

Sul tema dell’originalità è particolarmente efficace una citazione di un ragazzo morto giovane

*Qui  con Carlo Acutis siamo in un’area personale che indica una nuova prossimità, a chi sta soffrendo e supportati da chi si fa prossimo a noi, nella nostra sofferenza.C’è sempre una attrazione ma non si fonda sull’attrazione estetica, bensì sulla prospettiva di potenzialità da mettere in atto

Applicazioni: specie per i giuristi, dentro la complessità e la velocità di trasformazione del mondo,  potrebbe essere utile avere una persona modello. Non per imitarlo nella sua personalità formale quanto piuttosto nella sua sostanza, nel suo carattere. Mi è stato chiesto: chi è il tuo modello tra i giuristi? Non ho dato subito una risposta. Ci ho riflettuto. Penso che ciascuno dei miei colleghi rifletta una ideale caratteristica comportamentale che vorrei avere. Uno sa fare molto bene gli atti e riesce a generare dentro agli atti  una vitalità interna coinvolgente il giudice, uno sa aprire orizzonti nonostante gli ostacoli, uno sa coordinare i diversi contributi in situazioni complesse, uno sa avere un certo distacco,  ecc.  Poi ci sono i grandi giuristi del secolo scorso che mi mostrano l’importanza di una seria riflessione sul fondamento di quello che facciamo e,  per questo, sento il dovere di evidenziare le loro importanti sottolineature, anche qui, in questo sito. Qui ad esempio Francesco Carnelutti:  http://www.agendagiusta.it/la-forza-per-sostenere-impegnative-relazioni-interpersonali-una-questione-solo-a-pelle/

In uno dei suoi libri, l’autobiografico Mio Fratello Daniele, Carnelutti scriveva di alcuni suoi colleghi evidenziando in ognuno il loro aspetto migliore.

I colleghi, nelle loro speciali capacità applicative, e i grandi giuristi del Novecento, con le loro esplicite sottolineature teoriche,  presi con  lo spirito giusto, nel loro particolare talento, in atti e in atto, possono essere una motivazione per svolgere al meglio la professione. Per i colleghi ci vuole lo spirito giusto: cioè bisogna riconoscere e allontanare quei flagelli che sono la rivalità e l’invidia. Solo allora si potrà trovare anche il proprio talento, partecipare alla Luce.

Allora  si realizzano le parole del giurista e filosofo Capograssi alla fidanzata Giulia Ravaglia: “Quando le anime vogliono ricordarsi dello spirito… quando vogliono accogliere nelle loro pupille e nel loro profondo sentimento  parole profonde della verità e dell’amore allora le anime, le povere anime che non volevano morire, sentono che hanno compiuto la loro missione perché vivere è vedere la Luce: chi ha visto la Luce ha vissuto”  (lettera del 3 febbraio 1920). Come si concretizzi la luce in pratica lo si può conoscere anche attraverso le più originali idee dei grandi pensatori che caratterizzano d’inizio del terzo millennio tra cui lo stesso Girard

temi: modello d’azione, l’uomo, talento, colleghi

giorni: quelli in cui pensiamo di essere tanto originali o quelli in cui abbiamo bisogno di un modello, lunedì