L’incontro con l’Infinito
Tutto il sacrificio che la storia richiede, e che la vita mi domanda ogni giorno…trasformarlo come offerta di accettazione e di giustizia… Ed offerta per me e per tutti. Accollo da parte mia della colpa e della croce di tutti. Qui mi sento risorgere…(G.CAPOGRASSI)
(aggiornamento del 7 maggio 2023) Come Francesco Carnelutti anche Giuseppe Capograssi, uno dei primi membri della Corte Costituzionale e grande filosofo del diritto, ha una forte fede religiosa cristiana e, a più riprese nei suoi scritti, mostra di credere nella resurrezione.
La sorgente: la sua fede è stata acquisita con una esperienza nella lettura dell’Epistolario ascetico di Antonio Rosmini
La fede è stata condivisa con la fidanzata scritta in 5 anni di carteggi quotidiani
Alla fine di una lunga Analisi dell’esperienza comune la fede soccorre ai limiti umani.
Capograssi trova la Speranza nel libro di Giobbe e scrive: “come Giobbe il soggetto nell’ombra stessa della morte pronuncia la parola della vita: Scio quod Redemptor meus vivit. Qui col desiderio e la speranza di un nuovo principio di vita all’azione umana veramente finisce. Solo Dio può continuarla e Cristo la continua” Come può scriverlo così perentoriamente?
Qui riporto alcuni indizi di resurrezione che emergono dalla sua esperienza di vita e letteraria
1 L’esperienza di fede e amore con la fidanzata Giulia Ravaglia, con i 5 anni di carteggio quotidiano, poi sposata
2 L’esperienza di Cristo dove vede un esemplare e ripetibile accollo del male degli uomini
“Tutto il sacrificio che la storia richiede, e che la vita mi domanda ogni giorno…trasformarlo come offerta di accettazione e di giustizia… Ed offerta per me e per tutti. Accollo da parte mia della colpa e della croce di tutti. Qui mi sento risorgere…”(G.CAPOGRASSI Introduzione alla vita etica in La vita etica Bompiani p.214). Si delinea un dinamismo autosacrificale che Capograssi vive sulla sua pelle.”… Pasqua… passata in mezzo a questi benedetti, aspri, atroci dolori… ma bisogna veramente imparare da lui… veramente avere davanti questo divino Esemplare e non gloriarsi, come dice S.Paolo, se non nella croce di Dio” (una lettera del 17 aprile 1922)
3 la resurrezione riflette la dinamica di trasformazione dell’universo: ” in questo mondo che sparisce ma rinasce, che dimostra una così profonda volontà di vita… di resurrezione, l’anima deve vivere, deve fiorire, aspettando la sua” ( lettera dell’8 aprile 1923). L’infinito si innesta anche nelle dinamiche umane ed è incontenibile. Capograssi studioso del conterraneo Leopardi condivideva la passione per l’infinito. Nonostante la crisi, nella crisi.
Capograssi crede come la grande scrittrice Cristina Campo. I due scrittori hanno peraltro tre elementi in comune. Un elemento formale è costituito da due epistolari pubblicati postumi, entrambi testimonianza di fede e cultura: per Capograssi nei Pensieri a Giulia, per la Campo in Lettere a Mita. Poi c’è un elemento sostanziale in comune: la loro fede più che essere ragionevole (come in Carnelutti) emerge, esplode nelle dinamiche stesse della esperienze di una vita. Il terzo elemento è la concezione dell’arte: “Infinito nel finito”.
Come è accaduto a Pasqua: “…ognuno di noi cerca di opprimere sotto la pietra enorme della propria superbia, del proprio egoismo il Signore Santo e Misericordioso, il Signore pieno di Amore: ognuno di noi cerca di mettere attorno al proprio cuore i soldati a guardia all’immane sasso attorno al proprio cuore che chiude il grande Signore dell’Amore. Ma la Misericordia compie il suo miracolo, spezza la pietra, rovescia i soldati, apre il suo sepolcro e conquista l’anima immortale” (G.Capograssi a Giulia Ravaglia 11.IV.1921)
Per questo l’emozione di Cristina Campo davanti ad una delle icone della Resurrezione, potrebbe essere quella di Giuseppe Capograssi.
“C’è una Resurrezione di Paolo Uccello che è come l’ esplosione di un cratere in fondo al mare – morte e vita strette in una vertigine tale che persino gli elementi sembrano penetrare l’ uno nell’altro: la roccia è acqua il vento è roccia, e la superficie terrestre, con l’ esplosione dei suoi frutti e fiorii, si è fatta tunica di quel Cristo a piedi legati, che esplode in alto, fisso come un sole…”(da Lettere a Mita)
(fig: il rosone del Duomo di Firenze)
stato: bozza
giorni: pasquali e di riflessione davanti alla morte
Approfondimenti:
Oltre la morte: gli indizi di Carnelutti(n.1)