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75. Distinguersi per non estinguersi

Tra Michael Jordan, J.H. Newman fino al giurista Calamandrei. La necessaria identità personale

 

“Se insisti e  resisti, raggiungi, conquisti” (Trilussa)

(aggiornamento del 4 novembre 2023) Secondo Robert Johnson, il coach di Bill Clinton, di Michael Jordan e Bill Gates, bisogna “distinguersi per non estinguersi”. Anche a Vicenza in una serata al Teatro Comunale (15 ottobre 2019) lo ha ribadito: bisogna cercare di ricevere e dare un’identità ad ogni persona  in un mondo che la appiattisce e la nega. L’identità è una scelta. Qui una sua intervista dove Johnson svela il TRICK.

(APPhoto/John Swart )

Questo vale per le aziende, per trovare la propria mission al servizio delle persone. Spesso l’identità è smarrita. C’è un appiattimento generale e quindi, a livello aziendale, una concorrenza spietata dove il grande mangia il piccolo. A livello personale trionfa l’invidia, peste ingannevole che non vede la reale situazione dell’altra persona e l’impossibilità di permanenti situazioni perfette, secondo il preteso narcisismo intatto (cioè una situazione perfetta in realtà o inesistente o impossibile nella sua permanenza, S.Freud e R.Girard) .

Eppure, attraversando ostacoli,  controcorrente, è possibile trovare l’ambito ancora scoperto, il servizio alle persone mancante e non ancora offerto.

Quella nicchia di servizio e mercato è quella che il grande Seth Godin chiama la mucca viola, quella mucca non ancora esistente.

Sta iniziando ad accadere, ad esempio, in modo importante nel campo dell’alimentazione. Con una novità impressionante: la carta di identità alimentare. Dove ognuno, grazie ad un software  che è il frutto di anni di ricerca, può trovare facilmente la sua identità personale con desideri e bisogni, e potrà usufruire di una app che consentirà ad ognuno di trovare il ristorante, il menù, il piatto adatto alle sue esigenze.

Questo può valere anche a livello personale. “Diventa quello per cui sei nato”. Lo  scrive anche Tolkien nel Signore degli anelli.

Così affermava anche il grande santo John Henry Newman canonizzato il 13 ottobre 2019. “Io sono stato creato per essere qualcosa per la quale non è stato creato nessun altro”. Ognuno può cercare quell’identità che l’appiattimento generale cerca di seppellire

Applicazione per i giuristi (e per ognuno):

quale è la tua identità, quale talento che si è maturato nella tua storia  puoi dare alle persone?

Alcuni sono civilisti, altri penalisti per vari motivi ma bisogna capire quel talento che  possiamo utilizzare per fare meglio la professione. Satta il fallimentarista è stato anche uno scrittore di romanzi . Francesco Carnelutti, il processualista,Giuseppe Capograssi, il filosofo ,  Piero Calamandrei il politico e partigiano, sono  stati anche saggisti. E noi cosa e come possiamo offrire il nostro lavoro?  Qualcuno, nell’era dell’impazienza, dentro lo spezzarsi di ogni gerarchia, riuscirà acrobaticamente a svolgere la  professione, qualcuno cercherà di fare l’artigiano curando personalmente varie pratiche, qualcuno lavorerà in una law firm,  altri saranno un intreccio, come un crossover tra le varie possibilità. Alle volte sarà necessario coordinarsi con altri specialisti.  Ma non  sarà sempre decisivo quello che si fa ma piuttosto il modo in cui lo lo si fa, il modo in cui ci si relaziona, con uno sguardo professionale e affettivo ai bisogni e ai talenti della parte assistita. Sarà il cuore a fare la differenza.

Calamandrei dixit:«Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore. Ma l’avvocato no. L’avvocato non può essere un puro logico, né un ironico scettico, l’avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sé, assumere su di sé i loro dolori e sentire come sue le loro ambasce. L’avvocatura è una professione di comprensione, di dedizione e di carità. Non credete agli avvocati quando, nei momenti di sconforto, vi dicono che al mondo non c’è giustizia. In fondo al loro cuore essi sono convinti che è vero il contrario, che deve per forza esser vero il contrario: perché sanno dalla loro quotidiana esperienza delle miserie umane, che tutti gli afflitti sperano nella giustizia, che tutti ne sono assetati… Beati coloro che soffrono per causa di giustizia… ».

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