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Cercare con forza il gusto e il giusto nell’esame testimoniale: tra Carofiglio e l’antropologo Girard

Non arrenderti mai (Elon Musk)

l’esame testimoniale: il suo fascino ed un imprevisto esempio nella letteratura 

Non voglio qui  spiegare cosa sia e come si faccia l’esame del testimone. I giuristi lo conoscono bene,  anche nella forma della cross examination quando viene fatto dal pubblico ministero e dal difensore. Lo  si trova approfondito  già sul web, anche sul piano della tecnica, qui ad esempio. link . Vorrei solo evidenziare alcuni eventuali aspetti emergenti nella letteratura e presenti qualche volta anche nel concreto: c’è un  potenziale di gusto e giusto di questa impegnativa e decisiva esperienza all’interno del quale sembrano esserci, troppo spesso,  solo delusioni  umane e professionali.

Il gusto lo evidenzia Gianrico Carofiglio, il magistrato scrittore nel suo  primo grande successo:  nel libro  L’arte del dubbio mostra in modo in cui fare esami e  interrogatori. C’è  nel coraggio della ricerca il gusto di smontare menzogne ma anche la furbizia di non far emergere verità

In modo inatteso il giusto dell’esame del testimone lo mostra il libro di Daniele nella Bibbia giudaico cristiana(nel capitolo 13, redatto nel secondo secolo avanti Cristo). Il racconto è molto bello e per chi ha tempo ne suggerisco la lettura integrale. Qui. Di seguito  ne espongo una breve sintesi. Susanna già coniugata rifiuta di essere  abusata sessualmente da due anziani giudici del popolo (non ci fu bisogno di un successivo “Me too”). I due giudici in qualità di testimoni oculari accusano Susanna di atti impuri con una terza persona, un giovane a cui loro per forza  non potevano resistere. In un processo di tipo inquisitorio Susanna resiste coraggiosamente ma la prova dei giudici sembra impossibile da superare. Alle fine del processo quando Susanna avrebbe dovuto essere lapidata un altro giovane, questa volta reale e non inventato dai giudici, di nome Daniele rifiuta di unirsi alla folla che stava per eseguire la sentenza. Daniele ispirato invoca la verità e vede la vittima innocente, sfida  il popolo e gli anziani  che ne sottolineano l’inesperienza. Daniele con sicurezza, coraggiosamente, riesce a spostare l’attenzione da Susanna come imputato a quello degli anziani che da testimoni diventano possibili imputati. Daniele interroga separatamente i due anziani. Chiede ai due anziani il tipo di albero sotto il quale Susanna avrebbe tradito il marito.  Daniele ottiene risposte diverse. Con il suo esame riesce a far emergere la falsità delle accuse  degli anziani.  L’accusa contro Susanna si ritorce contro gli anziani che da inquisitori si trovano imputati  . Si tratta di  una retorsio argumenti. Sembra una prima forma cross examination (con la peculiarità dello slittamento dell’accusatore nel ruolo dell’imputato)  perché le prove testimoniali sono già state esaminate dall’accusa  e ora vi provvede  la difesa di Daniele che ha assunto l’iniziativa del processo  e  smaschera i due vecchioni. La giusta rilevanza all’episodio si trova nel libro dell’antropologo Renè Girard, accademico di Francia La vittima la e la folla, un testo  che ha in copertina l’immagine di Susanna e i vecchioni di Lorenzo Lotto. Qui un approfondimento ricordando anche il momento in cui ho trovato questo libro:

La vittima e la folla di Renè Girard: un’opera ed un distinguo per fondare la difesa, anche davanti al martire Stefano

Applicazioni:  nelle nostre esperienze troviamo spesso il disgusto e l’ingiusto delle attività processuali ma sapere cosa sia in discussione, quali possibilità ci siano, quale sia l’ideale a cui tendere può aiutare. Poi la parola testimone nel greco si indica con la parola martyr e implica una certa sofferenza per chi vuole testimoniare la verità, sofferenza che naturalmente si cerca di evitare. Davanti alla fatica e all’ansia del processo  il bravo comunicatore Simon Sinek suggerisce anche  la possibilità di trasformare il  nervosismo in eccitazione per la singolare esperienza che si sta per vivere. Ma resta il martirio possibile del professionista che deve affrontare con l’assistito anche le conseguenze negative

Due grandi giuristi del Novecento ci indicano come reagire alle delusioni e come l’ideale aiuti a sostenersi. L’umiliazione può essere liberazione (Carnelutti,sotto)  e la crisi un momento di un nuovo inizio (Capograssi, sopra). Il filosofo del diritto Rosmini rileva che la giustizia violata brilla di una luce insolita. Come mostra Caravaggio,  dentro una difficile vita, anche professionale,  possono arrivare, per chi, anche nell’umiltà apre gli occhi, tracce di luce

giorni: ogni giorno di processo, 21 luglio (si ricorda come santo il profeta Daniele)

stato: bozza iniziale

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