Risposte al problema della violenza umana. Sempre da rinnovare
Cor ad Cor loquitur (J.H. Newman, citazioni significativamente con maiuscole*)
(aggiornamento del 17 agosto 2024)
Limiti e diritti umani. Tutela e limiti. Resistenze
La limitazione della libertà e la violenza sono gravi problemi per la persona. La legge cerca di tutelare la persona. C’è il diritto alla libertà di movimento, all’integrità fisica (ai tempi del mio primo esame di privato erano i diritti della personalità*…) e quindi alla necessaria valutazione di un Giudice della legge prima di essere sottoposti ad una limitazione della libertà personale.
La prima grande tutela è venuta dal Corpus Juris Civilis, la grande raccolta normativa ordinata da Giustiniano (529-534)
Una seconda difesa incisiva e specifica è arrivata da altro Corpus. Habeas corpus è il nome del fenomeno è preso dal primo provvedimento legislativo che ha avuto questo nome. ll 27 maggio 1679 viene emanato da Carlo II d’Inghilterra l’Habeas Corpus Act, uno dei più efficienti sistemi di salvaguardia della libertà individuale contro detenzioni arbitrarie. Quei principi sono stati estesi alle varie legislazioni nazionali e internazionali. In Italia, il diritto alla legalità della restrizione della libertà personale è sancito dagli articoli 13, 24, 25 della Costituzione.
Il principio è stato poco rispettato, nel corso delle dittature. Negli ultimi tempi, durante la pandemia per Covid 19, sono rimasti gravi dubbi sul modo in cui è stata gestita prima a livello scientifico medico che politico.
In generale si può prevenire in parte la violenza fisica e detentiva con l’educazione, la legge, con giuristi pieni di attenzione. Ma, quando si scatenano le passioni, specie quelle guidate da interessi economici e le possibilità collegate il quadro scientifico è influenzato, le leggi non sono adeguate e possono, con evidente abuso del diritto, compromettere l’integrità fisica e la libertà della persona. Il debole soccombe.
Poi la legge arriva fino ad un certo punto anche perché il conflitto di interessi che limita l’azione del diritto può essere altrettanto epidemico se non pandemico (qui a fianco il libro di Guido Rossi, l’autore di leggi che cercano di evitare il conflitto di interessi societario, ha confessato impotenza di quelle stesse leggi) poi le persone non sempre comprendono lo spirito migliore delle leggi e non vogliono applicarle nel modo adeguato. Pertanto in certi casi, come mostra l’abuso del diritto, il diritto diventa non la salvezza ma un incubo peggiore.
Certe testimonianze tuttavia ci parlano nella storia di una presenza che soccorre l’uomo che senza essere adeguatamente difeso in tempo subisce addirittura la violenza fisica ma mostra un atteggiamento proattivo: tra lo stimolo violento e la risposta c’è la sua possibilità di scelta (Stephen Covey, Viktor Frankl). Per esperienza sappiamo tuttavia che di fronte a certe violenze l’autodeterminazione è incerta. Secondo le Scritture Cristo pur attraversando l’angoscia e la paura ha una relazione fortissima che lo guida e sostiene. Vive di un amore che riferisce a suo Padre, che soccorre la persona e la rende capace di resistere nell’amore fino al suo sacrificio. Se quel corpo ha vinto al morte, come credevano i giuristi del Novecento Carnelutti, Capograssi e Satta, ogni corpo che non può ricorrere alla difesa e subisce questa violenza (non altrimenti evitabile), può, nel nome di questa presenza viva, scoprire di poter ricevere lo Spirito e incarnare lo spirito di quella relazione viva e potente tra il Padre e il Figlio, e diventare l’espressione massima di un amore che non può venire solo dall’uomo.
Capograssi sottolinea la grande comprensione di S. Caterina della forza assorbente e ri-significante del sacrificio di Cristo: “la piccola santa di Siena… le sottoponevano quesiti di astrusa teologia, e la Santa con parole divinamente ispirate, con parole semplici, diceva di non sapere quelle cose ma di sapere solo il sacrificio di Cristo e la necessità dell’amore adeguato a quel sacrificio”(lettera del 1.XII.1922 contenuta nei Pensieri a Giulia)
Lo ricorda e illustra anche l’Ultima Cena di Leonardo,
duplicata dal film Quo Vadis
moltiplicata da Andy Warhol
Qui un video clip di sintesi del celebre film di Gibson e di quegli eventi :
Ricordano il Corpus Domini, un mistero della fede cristiana per cui, con un rito, inizialmente seguito da certi eventi dolorosi, il pane distribuito agli apostoli diventa il corpo ed il sangue del Cristo che anticipa durante l’ultima cena gli eventi di cui sarebbe stato destinatario e protagonista poco dopo (Passione, morte e resurrezione). Il mistero, oggi faticosamente accettato nell’epoca della secolarizzazione, fa dimenticare la sua dimensione antropologica evidente : una persona con il suo corpo, un vultus Domini ad un certo punto, inevitabile, accetta e perdona la violenza subita da coloro che lo mettono a morte, lo abbandonano e lo tradiscono. Così, in qualche modo, salva le persone altrimenti condannate dalle loro azioni violente. Un corpo umano, a seconda delle interpretazioni, mostra e/o diventa il Corpo del Signore. L’Ultima Cena, magnificamente illustrata da Leonardo in un’opera fragile che partecipa anche nella forma semidistrutta al dramma umano rappresentato, anticipa quella violenza e la supera nell’offerta del proprio corpo e nel perdono, poi trasmessa nel rito della messa e delle esperienza individuali che ripetono quel sacrificio offerto.
Anche per chi non crede al cristianesimo il genitivo Domini può indicare che la sua persona appartiene al Signore, Signore che per lui diventa l’espressione di una sfera di diritti inviolabili. Ne consegue l’importanza della loro difesa che può imitare, nel migliore spirito delle leggi, quell’amore di consolazione e tutela . Per tutti si tratta comunque non solo di una credenza ma di una resistenza: non c’è solo un Signore esterno e trascendente ma anche una faticosa signoria, ad un certo punto autosacrificale sulle circostanze, dentro altri riti, anche professionali… dove lo spirito giusto innalza, dove l’unione e lo spirito di corpo rafforza.
Così si può rivitalizzare anche il diritto che difende il corpo. Con l’ottica che nasce dalla tradizione giudaico cristiana si riescono a vedere tutti i soggetti che abbisognano di tutela e di forza. Il diritto ha gravi limiti d’azione. Francesco Carnelutti ad un certo punto ha visto tutta la sua impotenza: . “All’avvocatura io debbo la sfiducia nel giudizio, o la sfiducia nel diritto… insomma la sfiducia nel pensiero… ma insieme la fiducia nell’amore” (Francesco Carnelutti, Vita di avvocato). L’amore, volendo, credendo, sperando e amando con la fede nel diritto (Calamandrei), e/o la fede nel dinamismo generato dal Corpus Domini, sforzi convergenti verso la persona difesa dal diritto possono ridare forza ad un diritto che percepisce i suoi limiti, possono essere, qualunque cosa accada, l’ultima parola. Parola di Costituzione o Parola di Dio in atto, slanci ideali, storicamente avverati e faticosamente ripetibili che tutelano l’espressione della personalità umana e non la sua limitazione.
Applicativi: comprendere e rimettere al centro l’Habeas corpus per difendere le persone con un rinnovamento creativo che attinga ad una pluralità di discipline, antropologia, psicologia, religione, filosofia, economia e politica che nella loro convergenza riportino l’uomo a ricomprendere il suo significato profondo, il suo compito nel mondo, oltre il nichilismo e l’edonismo.
La vita quotidiana presenta i suoi sacrifici (come testimonia Madeleine Delbrel) e lì si ripete in modo ridimensionato ma prolungato, lungo tutta la vita, l’Ultima cena, come mostra l’arte di Andy Warhol
o il libro di Leo Steinberg sin dal titolo: Leonardo’s Incessant last supper . Ci vuole pazienza
La speranza è che tra Habeas Corpus e Corpus Domini ci si parli per una fecondità reciproca. Habeas Corpus ad Corpus, cor Domini loquitur . In questo modo si sviluppa e realizza il motto del card. Newman: Cor ad cor loquitur, il cuore parla al cuore. Il motto di Newman diventa un modo per ricordare questo dialogo possibile e fecondo tra esperienza giuridica (Habeas Corpus e Corpus juris) ed esperienza spirituale cristiana (Corpus Domini).
*Nota di metodologia nello studio: Con il metodo degli acrostici, delle prime sillabe, all’esame di diritto privato ricordavo i diritti della personalità. Avevo formato una frase che poi diventava immagine (in quel caso la frase era: “viin onono immamo ideri”, l’immagine era “rivolgersi al nonno e dire o nonno io amo molto il vino e rido” e corrispondeva a: diritto alla vita, integrità fisica, all’onore, al nome, all‘immagine, morale d’autore e inventore, identità e riservatezza)
Stato del post: bozza iniziale
Dedica: a Paolo Benvenuto Cassan, avvocato arzignanese, classe 1966, scomparso prematuramente a dicembre 2023. Amante del diritto, anche della sua procedura, di carattere gioviale sapeva allontanare la malinconia nelle altre persone. Operatore instancabile nel diritto, appassionato della Giustizia, appassionato di politica si era indignato per le degenerazioni politiche e giuridiche a cui assisteva. Ferma la necessità di sanzionare gli illeciti si era reso anche consapevole alla fine, che in ogni campo bisogna tener conto dell’umanità limitata, metterci una pezza difensiva, dentro l’ambiguità e la complessità del reale, dell’eterogenesi dei fini. E aveva percepito l’importanza di poter sperare al di là, per poter trovare un resistente fondamento, anche nell’attività professionale. Negli ultimi whatsapp gli avevo mandato la difesa dell’habeas corpus e la speranza in un altro Corpus