il loro riconoscimento e la speranza: da Leonardo all’avvocato Calamandrei, da Girard a Gibson
Gli uomini hanno imparato a identificare le loro vittime innocenti soltanto quando le hanno messe al posto di Cristo (Renè Girard in Il capro espiatorio)
La Passione: una potenza conoscitiva ancora emarginata
(Agg. marzo 2021)
In tutte le Chiese nella domenica di Palme si leggono i racconti della Passione di Cristo, un personaggio storico della cui esistenza è difficile dubitare. Nei racconti Gesù prima è osannato dalla folla all’entrata in Gerusalemme, poi, su istigazione della stessa folla e dei sacerdoti, è barbaramente suppliziato sopra una croce. Si rivela una triste dimensione di violenza e tradimento nelle relazioni umane: con le palme. si fa la festa benevola e poi si preannuncia un’altra festa, malevola, in altro senso.
Anche nei racconti mitologici (nell’immagine il dio Dioniso) vi può essere violenza ma la violenza viene coperta e il punto di vista del narratore è quello dei carnefici. Forse anche per questo la violenza nel teatro greco non viene mai rappresentata.
Nel caso dei quattro racconti della Passione la violenza umana è rivelata come mai era successo prima rivelando anche le vittime nascoste: il narratore sta dalla parte della vittima che in questo caso rivela la sua più assoluta innocenza.
Nella tragedia di Euripide le Baccanti il re di Tebe Penteo, attratto da Dioniso, fatto a pezzi dalle baccanti manca il fatto storico ed è evidente, dal modo in cui le vicende sono narrate, che Penteo si è andato a cercare il supplizio a cui viene sottoposto. Si tratta di una situazione opposta a quella di Cristo che innocente viene condannato.
Lo hanno compreso ad esempio il pittore Bosch quando ha ritratto la Passione in una situazione infernale con l’innocente circondato da volti distruttivi (sopra).
Anche Caravaggio evidenzia la stessa visione nella sua Flagellazione .
Nel 2020 il dramma della Passione si è avvicinato a noi: mentre ad ascoltare l racconto della crocifissione si poteva restare in generale esterni in questi ultimi due anni, con il virus, la crocifissione opera vicino a noi, intorno a noi. Si è vissuto dentro un clima di tensione e paura che ricorda il dramma della Passione. In questo caso la responsabilità umana nel determinare il virus non è chiara ma è lampante la situazione di violenza e impotenza che molte persone devono affrontare. Spesso le vittime le conosciamo. Nel mio caso sono deceduti un commercialista e l’idraulico. Si tratta di tragedie che comunque avvenivano per altre cause ma non erano così vicine e diffuse dal punto di vista mediatico. Nel 2021 si è ricaduti nello stesso dramma L’aggressione del virus anche al mondo occidentale fa una differenza: I racconti della Passione aiutano a non sentirsi soli in questa sofferenza. Per questo nel 2021 la celebrazione dei riti che prevedono la lettura della Passione è di grande conforto non solo perchè Gesù ha vissuto il dramma della violenza subita ma per il modo in cui Gesù ha reagito e l’inatteso epilogo della vicenda così come riportato dai testimoni. C’è anche una speranza: la morte sembra non essere stata l’ultima parola: c’è stata anche la resurrezione. Ritorneremo su questo evento con l’avvocato Carnelutti.
L’arte ha sempre avvertito l’importanza della Passione non solo dal punto di vista teologico ma anche antropologico. Grandi artisti , pur non ritraendo direttamente il crocifisso, ne hanno illustrato con dettagli le sofferte dinamiche focalizzando chi ne vive lo stesso dramma. Leonardo da Vinci* nell‘Ultima Cena mostra una reazione impossibile alla violenza. Ci mostra lo svelamento della violenza anche in un contesto inatteso. Nell‘Ultima Cena Leonardo mostra la reazione impossibile di Gesù alla violenza imminente . Poi anche in quello che sembra uno scenario pacifico e accogliente mostra la nascosta sofferenza della vittima: nella sua Adorazione dei magi.
Un dettaglio contestualizza l’Epifania dentro una violenta lotta tra cavalieri.
Una persona probabilmente già disarcionata cerca di sfuggirvi. La sua posizione di impotenza, di incapacità a nuocere e difendersi è evidente. Accade a tutte le persone contagiate e purtroppo anche intubate nei reparti degli ospedali, spesso bloccate con prevedibili, enormi disagi. La stessa dinamica di impotenza e l’ideale reazione è stata dipinta da Raffaello con la Madonna Sistina la cui rilevanza, anche per leggere le vicende della storia, è stata rivelata solo negli ultimi anni.
L’esposizione della violenza nella Passione è stata oggetto di riflessione anche dal grande giurista italiano del Novecento Piero Calamandrei che voleva porre la croce non tanto alle sue spalle, sul muro dietro la cattedra, ma addirittura davanti ai giudici per mostrare loro la responsabilità di condannare un innocente.
In particolare il grande antropologo Renè Girard entrato nel 2018 tra i classici del diritto delle Edizioni Giuffrè con l’opera di tutta una vita ha sottolineato la rivelazione della violenza nei racconti della Rivelazione giudaico cristiana, capaci di mettere in discussione il sistema del capro espiatorio. La violenza collettiva come nei racconti della Passione è particolarmente insopportabile quando c’è il voltafaccia di tutti, e si passa dalla lode sperticata (con tappeti, palme e serate conviviali) ad accuse e tradimenti e condanne a morte nell’abbandono degli amici.
Nel campo del cinema Mel Gibson, incontrando molti ostacoli, ha fatto la sua parte con il film The Passion of Christ. Girard, l’antropologo che ha sottolineato il comportamento mimetico delle persone e la pericolosità della folla, commentò su Le Figaro il film di Gibson e ho avuto l’onore di tradurlo in italiano (il link qui alla traduzione ). Questa novità conoscitiva non è poco, anzi è tantissimo, ha poi una rilevanza pratica enorme e si è fatta silenziosamente strada nella storia quando , ad esempio, che si è cominciata a narrare dal punto di vista delle vittime (non si contano più le persone uccise in guerra ma le vittime subite). Nei quattro racconti della Passione come in alcuni racconti biblici c’è uno stile ed un contenuto diverso: il narratore diversamente dai racconti mitologici si pone dal punto di vista della vittima che oltre a non essere ascoltata normalmente viene nascosta dai carnefici.
È un riconoscimento del dolore nascosto di molte persone emarginate. Tuttavia nessuno è esente da questa violenza, ognuno ha le sue mortifere specialità (sono 7, secondo una certa Tradizione, i peccati capitali ma anche la religione della società di cui parla Roberto Calasso, prassi invalse per abitudine o moda, ha una infinita serie di comportamenti scorretti), ognuno é carnefice. I racconti evangelici offrono questa supplementare consapevolezza. Le nostre resistenze a mettere in pratica questa rivelazione sono molteplici: – l’inconsapevolezza nei casi intermedi, nelle zone grigie: quando si è violenti, nel nostro ambiente di lavoro o in famiglia, in delicate e complesse dinamiche non si è spesso consapevoli di quello che si fa; – i veri carnefici sono gli altri; viene in mente la famosa frase di Jean Paul Sartre:”L’inferno sono gli altri”; – Mi posso isolare dagli ambienti violenti… Così l’inferno ha una forte resistenza a questa rivelazione. Ognuno è specializzato in qualche delitto, in qualche ambito di cui spesso non è consapevole. Ma è più facile vedere la violenza degli altri, sempre maggiore e pericolosa della propria. Ma ognuno nella sua area violenta può almeno attenuare la violenza: posso vedere le mie vittime e almeno attenuare la mia supponenza. Si chiama consapevolezza, il presupposto di un effettivo cambiamento che spesso si indica con una parola grossa, ormai in disuso, tipica di un contesto religioso: conversione. La violenza rivelata nella Passione di Cristo può diventare la prima tappa di un lungo cammino verso la libertà. Come è successo a Nelson Mandela.
Applicazioni per i giuristi: La rivelazione della vittima è importantissima per i giuristi in quanto consente di dare fondamento ad azioni ed atti che dentro dinamiche complesse difficilmente lo troverebbero. Con la lente della Passione di Cristo si può vedere anche la violenza che le norme tendono a evitare, e, anche vedendo la possibile vittima dove sembra non ci sia, le norme possono essere meglio interpretate. Così si può trovare il fondamento di molta azione difensiva . Dietro la maggior parte delle norme c’è la potenziale invocazione di una persona che è stata tutelata nel testo normativo e merita di essere difesa, poi nel caso concreto si cercheranno quei profili della vittima che sono gli interessi meritevoli di tutela. E talvolta, dopo lunga ponderazione, sarà la vittima ad effettuare la vocatio in jus del suo carnefice. Peraltro nell’esercizio della difesa si salvaguarda anche lo Stato: si permette sul piano generale un bilanciamento dei poteri. Qui il link all’articolo che cerca di applicare il tema ai giuristi
Davanti all’incertezza e alla malattia ora sono vicine a noi le vittime. Possiamo essere noi le vittime, siamo parte del dramma. Non possiamo nasconderle né nasconderci. Spesso si nascondono le vittime che ci hanno lasciato per ragioni sanitarie ma l’evidenza occultata dall’Occidente ci viene a cercare. Ci sono rimedi oltre le incerte cure sanitarie? Resta l’angoscia che autorevolmente il Vangelo, nel suo sviluppo interpretativo, ci insegna ad affrontare
Qui la sintesi del film di Gibson:
*Il 2 maggio 2019 a Vicenza, a 500 anni esatti dalla morte, si è svolta una conferenza per i giuristi in difesa del vero Leonardo. Qui sotto la locandina del convegno riservato, di regola, ai giuristi:
stato: bozza aggiornata 2021
continua nella Seconda parte: Passione n.2